1970 Il mio primo pronto intervento aereo

di Gianluigi Lecca

Nel 1970, l’attività del RAL Sardegna, si svolgeva secondo le linee operative precedentemente espletate dalle due preesistenti sezioni SAL e SEUG. Gli aerei effettuavano lo sgombero poligono a Capo Teulada, mentre gli elicotteri continuavano, lungo il solco tracciato dalla SEUG, a cooperare con le Forze dell’Ordine nella lotta al banditismo, nelle attività di soccorso alle popolazioni civili e in ogni situazione che necessitava di un intervento immediato ed efficace per la salvaguardia di vite umane. Tali attività erano comandate e coordinate dal Comando Militare della Sardegna.

Durante un caldo pomeriggio del 1970, fu richiesto al RAL un elicottero per una missione da effettuare con i galleggianti di emergenza; di servizio era il sergente maggiore Gian Luigi Lecca.

«Quel giorno ero di servizio come sottufficiale di giornata al RAL. In quel periodo, al reparto, non era stato ancora codificato il servizio di pronto intervento aereo; in caso di allarme, avrei dovuto chiamare telefonicamente il personale tenuto in stand-by a casa, che avrebbe raggiunto l’aeroporto per dar corso all’attività richiesta.

Nel pomeriggio, intorno alle 14.30, ricevetti una telefonata dalla sala operativa del Comando Militare della Sardegna; era richiesto l’immediato intervento di un elicottero per effettuare le ricerche di un uomo scomparso nel mare prospicente Capo San Lorenzo, costa sud-est della Sardegna

Si può immaginare cosa provai in quel frangente. A mia conoscenza, era la prima volta che accadeva una simile cosa e, ovviamente, non sapevo da dove cominciare. Telefonai immediatamente a coloro che avrebbero dovuto svolgere quel servizio che si dissero pronti a intervenire, pregandomi di cominciare a preparare il velivolo. Mi guardai intorno: “Cosa devo preparare? Se l’emergenza è in mare”, pensai, “ci vogliono i galleggianti”. Cercai i galleggianti. Erano ancora stivati nella cassa con la quale erano arrivati. Presi un piede di porco e cominciai ad aprire la cassa. “Porca miseria, come facevo a tirarli fuori? Ci sarebbe voluto almeno un altro per darmi una mano”. La fortuna mi venne incontro: sentii una macchina fermarsi proprio davanti all’hangar e, immediatamente, una voce imperiosa.»

«Sergente maggiore, dov’è il personale di pronto intervento?»

«Mi girai con il piede di porco in mano e vidi davanti ai miei occhi un generale, mi sembrò il generale comandante della regione militare della Sardegna, sissignori, era proprio lui, era il generale Muscarà.

Sono in arrivo signor generale, intanto sto provvedendo ad aprire le casse dei galleggianti. Il generale si dimostrò disponibilissimo, chiamò il suo autista e, tutti e tre, togliemmo i galleggianti dalle casse, per poi iniziare ad assemblarli; lui leggeva le istruzioni e io, con il conduttore, cercavo di procedere con il montaggio. Naturalmente, le operazioni non furono semplicissime e ci presero un bel po’ di tempo; riuscimmo comunque a montarli.

In attesa dell’arrivo dell’equipaggio e per accelerare i tempi di decollo, decidemmo, come previsto dalle istruzioni, di effettuare la prova di collegamento: eravamo piloti tutti e due. Uno leggeva la check list, l’altro effettuava le operazioni: batteria inserita: ok; interruttore galleggianti: ok; interruttore prova: ooooc….. Buuum! Udimmo un secco botto; l’elicottero ebbe un sussulto e immediatamente l’hangar fu investito da una enorme nuvola bianca. Noi ci trovammo tutti e tre fuori dell’hangar. Quando ritornò un po’ di visibilità, ci accorgemmo che avevamo armato le capsule e fatto aprire i galleggianti.

Il generale Muscarà mi guardò, io lo guardai e, senza dire nulla, ci avviammo verso il centralino per informare Perdasdefogu che il nostro pronto intervento avrebbe potuto svolgere la missione di ricerca, ma solo volando entro cento metri dalla costa. Se fosse stato necessario, saremmo stati pronti a partire. Perdas ci ringraziò della buona volontà, ma ci disse che l’allarme era rientrato in quanto la persona scomparsa era stata rintracciata.