di Francesco Paolo Russo
Sono stato il quarto comandante di Italair dopo i generali Filippo Neri D’Auria, Umberto Taddei e Italo Bonvicini. Comandanti di grande carisma dai quali ho molto imparato.
Sono altresì uno dei testimoni della nascita di Italair poiché sono stato tra i primi ad arrivare a Naqoura, 30 anni orsono, con l’incarico di chief air staff officer.
L’entusiasmo che ho risentito ieri sera in questi uomini di Italair mi ha fatto rivivere lo stesso entusiasmo degli uomini dei primi contingenti di Italair che, spesso si dimentica, è stato il primo reparto italiano impegnato fuori dai confini nazionali dalla fine del secondo conflitto mondiale.
Nel giugno del 1979, l’Italia, infatti, accetta l’invito dell’ONU di sostituire in Libano il reparto elicotteristico norvegese che sarebbe rientrato in patria a seguito della perdita di un elicottero e dell’intero equipaggio. Nasce così, nel giro di pochi giorni, il primo reparto “interforze” italiano da impiegare fuori dai confini nazionali. Italair nel luglio del 1979 era già operativo.
Eravamo però soli. Il reparto norvegese che andavamo a sostituire era, in verità, inquadrato in un robusto contingente nazionale che lo sosteneva logisticamente.
Dovevamo imparare da soli ed in fretta. Ed in fretta imparammo, riuscendo a conquistare la stima degli altri contingenti.
Abbiamo volato come e meglio dei norvegesi; i nostri specialisti hanno effettuato la manutenzione ai velivoli di notte per averli disponibili l’indomani (spesso le punte di
efficienza raggiunte erano inimmaginabili in patria).
Con il cap. Cantatore, nostro liaison officer nella capitale libanese, abbiamo assunto di fatto il controllo dei movimenti dell’aeroporto di Beirut.
Non basta! Dovevamo fare i conti con la realtà esterna ad UNIFIL: a sud Israele che non amava (e non mi risulta che ami) molto le Nazioni Unite e tendeva ad ostacolare
le nostre missioni di volo; a nord una miriade di fazioni palestinesi alcune delle quali, di tanto in tanto, si esercitava al tiro a segno sui nostri elicotteri; a pochi metri, al di
là della strada, le forze del maggiore Haddad, supportate, armate ed equipaggiate da Israele. Queste ultime, per rivalsa verso decisioni prese dall’ONU, chiudevano ogni tanto tutti i check point, impedendo così il passaggio di uomini e mezzi. Allora, Italair sola riusciva a consentire al Force Commander ed al suo staff il contatto con le unità dipendenti e con Beirut.
Per fermare Italair, le milizie del maggiore Haddad hanno addirittura bombardato a colpi di mortaio il quartier generale UNIFIL e danneggiato al suolo tutti e quattro
gli elicotteri ed altri materiali ed equipaggiamenti. A partire dal giugno 1982, quando si verificò l’invasione Israeliana del Libano, la missione Italair fu ben presto affiancata da altre missioni italiane. Partirono, subito dopo, altre missioni come la “Libano1” con i bersaglieri del Governolo e “Libano 2” con i paracadutisti del generale Angioni. Anche per quelle due missioni è risultato prezioso il consiglio ed il contributo di un uomo di Italair: il mitico capitano Corrado Cantatore che conosceva luoghi e personaggi. Voglio concludere con un pensiero riverente e affettuoso per i nostri caduti dei quali abbiamo tra noi i familiari e per quei nostri compagni di strada che non sono più con noi.
Infine, un grazie fortissimo alla professionalità e dedizione di tutti gli uomini che si sono succeduti in Italair.
Senza quegli uomini, con quelle caratteristiche, Italair sarebbe vissuta meno di un mandato.