Bergamo – Giorno del Ricordo

L’11 febbraio 2019, in occasione Giorno del Ricordo, a Bergamo, si è svolta una cerimonia alla quale hanno partecipato le autorità civili, religiose e militari del territorio e numerose associazioni combattentistiche e d’arma con i vessilli.

Molti erano i discendenti dei Giuliano Dalmati,  emozionati per i dolorosi e laceranti ricordi che la ricorrenza ha contribuito a riportare alla mente.  

Dopo le allocuzioni di rito delle Autorità  cittadine, gli alunni hanno raccontato alcuni frammenti di storie degli esuli Giuliano Dalmati.

La cerimonia è proseguita con una Messa in suffragio delle vittime innocenti crudelmente uccisi nelle foibe; emozionante è stata l’offerta della valigia di cartone degli esuli, di un frammento di marmo dell’anfiteatro romano di Pola, e di tre pezzi di stoffa di un “Tricolore” “Verde, Bianco e Rosso” portati da tre persone diverse e di diverse famiglie che all’epoca se intercettato sarebbe stato causa di forte rappresaglia da parte della polizia Titina.

Il giorno successivo, la ricorrenza è stata ricordata nella sede istituzionale del municipio di Bergamo  con  le allocuzioni del Presidente del Consiglio Comunale, del Sindaco e della Professoressa De Petroni, figlia di esuli.  L’ambasciatore ONU Staffan De Mistura ha tenuto una breve ed interessante Lectio Magistralis sul “Giorno del Ricordo” scaturita dalle sue esperienze di diplomatico dell’ONU. Nel suo intervento, ha messo in luce il terribile conflitto interregionale scaturito dopo la morte del Presidente dell’Ex Jugoslavia Maresciallo Tito e che ha visto una guerra tra fratricida senza precedenti. Al termine del suo intervento, e mentre ancora, era subissato da un lunghissimo applauso, mi sono avvicinato all’ambasciatore, calzando il mio Basco Azzurro, subito notato dal Mistura, al quale ho accennato all’abbattimento da parte dei militari dell’Ex Jugoslavia, del nostro elicottero AB205 in servizio di pace per conto della stessa ONU; immediatamente, ha ricordato i fatti sussurrando: “Altro terribile evento!”.

Salvatore Torre

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