I Diavoli Neri

Il Capitano Nero con i suoi Diavoli

La vera battaglia di Mogadiscio

Il Capitano Nero scende dal suo mezzo e va verso la folla, ma viene fatto segno a lancio di pietre e pezzi di ferro poi, improvvisamente la gente sparisce. E’ il segno che quel luogo si sta per trasformare in un campo di battaglia. E così fu! Quel giorno nelle strade di Mogadiscio i soldati italiani combatterono per sopravvivere e solo il loro valore e la loro dedizione al dovere evitarono un massacro.

Il libro è un preciso e puntuale resoconto storico della missione italiana UNOSOM in Somalia, svolta, o meglio combattuta dalla XV Compagnia Diavoli Neri, scritto dal Comandante di Compagnia, Capitano Nero e reso possibile grazie alle testimonianze di alcuni dei protagonisti di quei giorni drammatici che culminarono con la battaglia al check point “Pasta” il 2 luglio 1993.

2 Luglio Segno del Capitano Nero al S.Ten. Carbonetti di dare copertura

Molto si è scritto e raccontato sull’operazione Canguro 11 svolta nel quartiere di Haliwa di Mogadiscio, organizzata allo scopo di individuare e requisire l’armamento nascosto in un’area costituita da un dedalo di vie e viuzze che la rendono un labirinto e di come si sia sviluppato l’attacco delle milizie somale ai militari italiani.

Anche l’intervento degli elicotteri e di come hanno neutralizzato il VM dotato di mitragliatrice browning 12.7 mm strappato dai guerriglieri agli italiani, evitando così ancor più tragiche conseguenze al nostro contingente, è stato riportato con dovizia di particolari da tutti i Media internazionali.

Poco però è stato raccontato del valore, la forza d’animo e il coraggio dei militari italiani, la maggior parte dei quali erano soldati di leva che per senso dell’onore e amor patrio, si trasformarono in guerrieri indomiti. Così Nero descrive il comportamento dei suoi coraggiosi Diavoli.

“Quel giorno vidi i miei uomini resistere al fuoco continuo di un nemico soverchiante che cercava il massacro, mantenere le loro posizioni e combattere. Vidi soldati feriti stringere i denti per il dolore ma continuare a puntare il fucile imprecando. Nel furore della battaglia, ho visto i miei Diavoli compiere atti di eroismo estremo, li ho visti trasformarsi, sotto il fuoco nemico, in guerrieri esperti e impavidi, mettendo a frutto quanto imparato nell’addestramento durissimo a cui li avevo sottoposti in Italia.

In quella mattina nell’estate somala i militari italiani combatterono, uccisero e furono uccisi. Tre di loro non rientrarono alla base.

Uno di loro spirò tra le mie braccia, ucciso dal razzo di un’arma controcarro che gli aveva reciso di netto una gamba.

Con queste forti e incisive frasi inizia il libro verità “I Diavoli Neri” scritto dal Capitano “Nero”, nominativo del Comandante della XV Compagnia paracadutisti “Diavoli Neri”. 

Un documento scritto per mantenere la promessa fatta quel maledetto 2 luglio 1993 quando sotto il fuoco nemico, Nero raccolse l’ultimo respiro del paracadutista Pasquale Baccaro. Vedendolo morire senza poter fare nulla per salvarlo, promise che non avrebbe lasciato che il valore dimostrato da lui e dai suoi paracadutisti venisse dimenticato.

I Diavoli Neri, erano gli effettivi della XV Compagnia del 186° reggimento paracadutisti Folgore, costituita in gran parte da soldati di leva comandati dal Capitano Nero. Erano arrivati in Somalia dopo mesi di continuo e duro addestramento in differenziati territori e poligoni militari, addestrandosi sia di giorno sia di notte, dormendo all’addiaccio nei freddi mesi invernali, scalando dirupi, e strisciando per ore sul terreno. Organizzati in plotoni, saltavano, rotolavano, strisciavano e correvano imparando le basi del combattimento individuale, l’uso corretto del fucile e le norme di sicurezza. Ogni fase era provata e riprovata fino allo sfinimento per raggiungere la perfezione. Giorno dopo giorno, bestemmiando e sudando, ma continuando ad addestrarsi, quelle reclute si trasformarono in guerrieri e il 26 maggio 1993, arrivarono a Mogadiscio.

Il Capitano Nero era un giovane Ufficiale paracadutista, Paolo Riccò, che appena promosso Capitano, diventa Comandante della XV Compagnia, dopo che in precedenza, con il grado di Tenente, aveva rifiutato quello stesso incarico. Al suo arrivo, cosi fu definito da uno dei Sottotenenti della Compagnia: “Il nuovo comandante sembrava decisamente pignolo, cosa che a qualcuno non faceva piacere. Era comunque una pignoleria che poteva solo far bene alla XV, che ultimamente aveva conosciuto, per vari motivi, un certo decadimento di ordine e disciplina. Al primo rapporto ufficiali, ci illustrò il suo modo di lavorare, le sue intenzioni, quello che voleva e ciò che avrebbe preteso da ognuno di noi. Si dimostrò subito un tipo molto deciso, dalle idee chiare e senza mezzi termini… un vero comandante!”

Murale all’ingresso di campo

Il Capitano e i suoi Diavoli Neri, sono i protagonisti del libro e tutte le 320 pagine, sono permeate delle loro gesta, del loro coraggio e della loro forza d’animo.

Quella che è riconosciuta come la battaglia del Pastificio del 2 luglio 1993, è raccontata in 59 pagine del volume, con impareggiabile lucidità e fedeltà anche se con un linguaggio terribilmente “crudo”.

Marino Zampiglia

Dal volume “I Diavoli Neri”
di Paolo Riccò – Longanesi