Autore: Marino Zampiglia
Il socio Col. Marino Zampiglia, presidente della sezione ANAE “SANNA”, che ringraziamo per l’impegno, in occasione di questo particolare momento storico ha realizzato una trilogia di lavori molto interessanti che, per scelte di spazio editoriale, sono state suddivise in un opuscolo, prodotto da ANAE EDIZIONI ” Francesco il Papa della gente”, un sintetico articolo che apparirà sul prossimo numero del Basco Azzurro e questo post che ricorda gli eventi che hanno intrecciato la storia dei papi con l’AVES, come raccontati negli anni sulla nostra rivista associativa, ed infine alcune considerazioni su Francesco ed il nuovo papa Leone.
Sarà perché l’azzurro del cielo, che indica all’umanità, l’empireo infinito sede di Dio, circondato dagli spiriti angelici e dai santi e beati e le donne e gli uomini dell’Aviazione dell’Esercito che quel cielo azzurro lo frequentano giornalmente, sostenuti dalla tecnologia dei mezzi aerei e degli elicotteri che si è stabilito uno speciale afflato spirituale tra la Specialità azzurra e il Papa, vicario di Cristo in terra. Negli ultimi anni, molti sono stati gli incontri del Pontefice con i Baschi Azzurri dell’AVES che hanno consentito ai piloti e tecnici della Specialità, una conoscenza che ha travalicato il protocollo che governa i rapporti con l’importante personalità. Si è trattato di voli in elicottero e udienze speciali che hanno generato grande soddisfazione, forte orgoglio e indelebili ricordi nei giovani Baschi Azzurri.
Santità: Ecco il Gran Paradiso. “Ah, questo lo conosco!” — Aosta, 7 settembre 1986.
Durante la visita pastorale di Giovanni Paolo II in Valle d’Aosta, era stato programmato un volo in elicottero da Aosta a Courmayeur e successivamente al Monte Chétif, posto sopra la nota cittadina turistica, per consentire al Papa, di inviare in mondovisione un messaggio di pace e recitare l’Angelus ai piedi della statua della Madonna che da quella cima, sotto il Monte Bianco, domina la parte più alta della valle.
Prima dell’evento, i rappresentanti del Vaticano, ci informarono che il Papa aveva espresso il desiderio di essere portato anche sul Monte Bianco, il più in alto possibile e di essere lasciato solo per qualche tempo a contemplare in alta quota la maestosità dei ghiacciai e delle vette più alte d’Europa. Fu scelta una piccola cresta pianeggiante, abbastanza ampia e arrotondata che avrebbe permesso il movimento a piedi in piena tranquillità, senza necessità di particolari misure di sicurezza. Era un perfetto belvedere naturale di fianco alla testata del ghiacciaio della Brenva, sulla sua spalla orientale, poco sotto la Tour Ronde, a circa 3.700 m. di quota.

Il volo dell’elicottero dell’AVES, con a bordo l’importante personalità, ha inizio dal castello “Cantore”, sede della Scuola Militare Alpina, con un primo atterraggio a Courmayeur poi dopo una sosta, il decollo verso il Bianco. Man mano che la quota aumenta e i ghiacciai si avvicinano, la vista spazia su uno spettacolo di luce sfolgorante, l’orizzonte si allarga sulle vette più lontane, fino alle inconfondibili sagome del Cervino e del Monte Rosa. Ci posiamo sul punto prescelto dove il Papa può scendere sul ghiaccio in lieve pendenza ma sicuro. Mentre ci allontaniamo per non disturbare con il rumore della turbina la pace del luogo, lo vedo incamminarsi verso monte, insieme al Comandante della Scuola Alpina. Saprò poi che a un certo punto ha chiesto di procedere oltre da solo, per restare in silenziosa e solitaria meditazione davanti a simile spettacolo. Intanto, è quasi mezzogiorno e il programma, prevede il messaggio in mondovisione dal Monte Chetif. Il Pontefice, però, sembra non voglia staccarsi dalla contemplazione del panorama. Finalmente, quasi a malincuore sale a bordo per raggiungere la piazzola dello Chetif, dalla quale, invia il suo messaggio al mondo per poi ritornare nel capoluogo valdostano.
Allo scopo di consentire a tutto il seguito e alle autorità di raggiungere Aosta prima dell’arrivo in elicottero del Papa, facemmo un largo giro panoramico sui monti meridionali della Valle, sorvolando il ghiacciaio del Rutor poi, piegando a Est, le testate delle valli Grisenche, Rhemes e Savarenche.
Tanta era la luce che a un certo punto, vedendo che il Papa osservava tutto con grande interesse, ma tenendo gli occhi strizzati per l’eccessiva luminosità, gli ho offerto i miei occhiali da sole che sono stati volentieri accettati e indossati. Giovanni Paolo II era interessato al magnifico panorama e chiedeva i nomi delle vette principali che si stagliavano davanti a noi.
Quando ci siamo trovati a sorvolare il ghiacciaio con davanti un imponente montagna, mi sono girato verso il Papa: “Santità, ecco il Gran Paradiso:” Lui, con un leggero sorriso di complice ironia, ci ha guardati dicendo: “Ah, questo lo conosco!” Dopo aver ammirato lo straordinario spettacolo della natura, siamo ridiscesi verso Aosta dove la nostra missione è terminata. Il Papa ha ancora voluto ringraziarci personalmente e ha accettato di buon cuore di farsi fotografare in esclusiva con l’equipaggio che l’aveva accompagnato in volo.
Il privilegio di stargli vicino!
Beirut, 10 maggio 1997.
“Sareste in grado di portare in volo il Papa?” La domanda, era dell’Ambasciatore d’Italia a Beirut in previsione della visita di Papa Giovanni Paolo II nella terra dei cedri. Pur non riuscendo a nascondere la sorpresa, non ho titubanze e la risposta è senza incertezze affermativa oltre che speranzosa che l’evento si avveri. La richiesta, al momento in forma ufficiosa e riservata, è pervenuta direttamente dal Governo libanese e si giustifica essenzialmente per ragioni di sicurezza. In altre parole, gli equipaggi italiani sono considerati più esperti, gli elicotteri più efficienti e affidabili e targati ONU, sarebbero meno esposti ad azioni ostili. Successivamente, il Governo libanese formalizza la richiesta di avere a disposizione 3 elicotteri UN nei giorni 10 e 11 maggio.
Il pomeriggio del giorno 9, togliamo dai portelloni dei 3 elicotteri “italiani” la sigla UN per sostituirla con la scritta ITALAIR affiancata da una bandiera italiana autoadesiva. La mattina di sabato 10 maggio gli equipaggi sembrano impazienti di decollare.
La giornata è caldissima. Quando il Papa, dopo l’accoglienza all’aeroporto con gli onori e i discorsi di rito, viene accompagnato al nostro parcheggio, appare tremendamente affaticato e accaldato, ma ripaga con uno stanco sorriso il mio saluto militare e con una vera e inattesa stretta di mano il mio accenno a baciargli l’anello. Cerco di dominare l’emozione aiutandolo a salire a bordo.
Un cenno al pilota già pronto ai comandi, avviamento e decollo immediato. Mi giro indietro con un po’ di apprensione: il Pontefice, è seduto, il decano degli specialisti, davanti a Lui quasi a proteggerlo, tiene il portellone leggermente aperto per far entrare aria più fresca. Quando torno a voltarmi verso i passeggeri vedo con sollievo che il Papa sta scrivendo seduto in posizione eretta mentre lo specialista è sempre di fronte a Lui. Un cenno al pilota già pronto ai comandi, avviamento e decollo immediato. Mi giro indietro con un po’ di apprensione: il Pontefice, è seduto, il decano degli specialisti, davanti a Lui quasi a proteggerlo, tiene il portellone leggermente aperto per far entrare aria più fresca. Quando torno a voltarmi verso i passeggeri vedo con sollievo che il Papa sta scrivendo seduto in posizione eretta mentre lo specialista è sempre di fronte a Lui.


In vista di Bkerke, località sulle alture poco lontane dalla capitale, gli elicotteri libanesi ci sfilano davanti per scaricare per primi i loro passeggeri e lasciare subito libera l’area d’atterraggio antistante la residenza del Patriarca Maronita. Aspettiamo che si fermino le pale prima di far scendere il Santo Padre che attende pazientemente, poi si lascia docilmente aiutare, appoggiandomi una mano sulla spalla: se la precedente stretta di mano mi ha emozionato, questo gesto così umanamente spontaneo mi commuove e nello stesso tempo mi mette a mio agio; tanto che al Suo “Grazie comandante”, mi viene naturale dire, seppure con un leggero imbarazzo: “Santità, torniamo a prenderla domani mattina” e Lui, con un sorriso scherzoso quasi di complicità, segno che si è decisamente rinfrancato: ”Vi aspetto qui… mi raccomando!” Domenica 11 maggio ancora tre brevi voli col nostro eccezionale Passeggero; siamo ancora tutti emotivamente molto coinvolti per la maestosità e al tempo stesso l’umiltà di questa Figura che, nonostante i molteplici voli in tutto il mondo, segue serenamente i nostri consigli e si lascia tranquillamente aiutare. Nei pressi del porto l’evento più atteso della giornata richiama una moltitudine sterminata; dopo la celebrazione della Santa Messa, quando al decollo, sfiliamo a fianco di quella massa di persone che sta defluendo dal luogo del raduno, la folla, si ferma rivolta verso gli elicotteri, con gli occhi soltanto per Lui, ben riconoscibile nel suo abito bianco accanto al finestrino: è tutto uno sventolio di bandiere col Cedro del Libano e i colori del Vaticano; una serie di ola di gioia e di gratitudine. Una volta atterrati a Bkerke, mentre aspettiamo che si fermi il rotore, gli dico che saremmo felici se come da tradizione, lasciasse sul nostro giornale di bordo un segno del Suo passaggio. La risposta è tutta nel gesto immediato di prendere la stilografica; sulla parte prima del libretto di volo, nella riga dello spazio riservato ai nomi di chi sta a bordo, con bella e minuta grafia scrive diligentemente Johannes Paulus II 11.V. 97. È così che i nomi dell’equipaggio su quel foglio, fanno ora da cornice al Suo nome e qualche copia di quella pagina, viene gelosamente conservata come prezioso ricordo, quasi possedesse la sacralità di una reliquia. Si è trattato di una meravigliosa, emozionante, straordinaria esperienza e di godere del privilegio di stargli vicino, anzi, volare con un Santo. Sono orgoglioso e felice di essere stato, assieme e grazie a tutti indistintamente gli uomini di Italair, sempre all’altezza di un compito memorabile.

Una giornata indimenticabile: 16 dicembre 2015
Il Centro Addestrativo Aviazione dell’Esercito incontra il Santo Padre in udienza al Vaticano e le grandi emozioni sembrano proprio non volersi fermare.
Pur non trattandosi di gare e trofei, anche in questa occasione si parla di incontri; e se a incontrare i baschi azzurri questa volta è proprio Papa Francesco, c’è da dire che l’evento vissuto è davvero molto importante.
L’udienza pontificia di mercoledì 16 dicembre 2015 ha infatti visto protagonisti, i militari del Centro Addestrativo Aviazione dell’Esercito di Viterbo, con il comandante e la guida spirituale del Cappellano militare. Una folta rappresentanza di baschi azzurri accompagnati dalle rispettive famiglie, sono stati accolti dall’abbraccio del celeberrimo colonnato del Bernini nella più importante e conosciuta piazza della Cristianità.

L’udienza con Papa Jorge Mario Bergoglio, ha rappresentato un’occasione unica di avvicinamento, agli alti valori cristiani che da sempre costituiscono una pietra miliare nella vita di ciascun militare. Se da un lato, l’evento ha inteso sottolineare principalmente, il carattere partecipativo della Forza Armata alla vita cristiana, dall’altro, la presenza stessa dei familiari, ha contribuito a fare in modo che l’udienza papale, non rimanesse relegata nelle pieghe di un impersonale “ordine di servizio” bensì di trasformarla, in una straordinaria ed emozionante occasione da vivere intensamente insieme ai propri cari.
Non è stato proprio un caso che l’evento, sia stato collocato proprio nell’ambito del Giubileo straordinario della Misericordia e alle porte del Santo Natale: si è trattato di un regalo inimmaginabile che tutti i Baschi Azzurri del CAAE, hanno trovato sotto l’albero di Natale, arricchito dalle bellissime parole di Papa Francesco che faranno parte di quei ricordi che ciascuno custodirà gelosamente per tutta la vita.
Il richiamo alla fede e alla gratuità della Misericordia Divina, è stato il tema principale dell’udienza, in un’epoca in cui l’illusione della ricchezza materiale, rende povero lo spirito e sempre più lento l’avvicinamento a Cristo. “Il Giubileo è segno di amore e di salvezza – ha evidenziato Papa Francesco – è un portone aperto a tutti. La salvezza non si paga. La salvezza è gratis”.
Al termine dell’udienza, il Santo Padre a bordo della papa mobile, ha salutato i convenuti del Centro Addestrativo Aviazione dell’Esercito e gli altri fedeli presenti. Nella piazza gremita, il mare d’azzurro, costituito dagli inconfondibili “Baschi Azzurri” ha ancor più esaltato, il forte grido visivo di quel “ci siamo anche noi” che solitamente viene rappresentato in San Pietro dai vari gruppi con striscioni e stendardi. E tra le tante bandiere giunte dal mondo intero, stavolta ce ne è una, la nostra, quella tricolore, con una piccola sfumatura azzurra.

30 settembre 2016: Tenda della misericordia: un’opportunità per ognuno di noi
Nell’ambito delle iniziative predisposte per l’Anno Santo della Misericordia, accogliendo l’invito del Santo Padre Francesco di andare nelle periferie e porre attenzione alla gente della strada, l’Ordinariato Militare per l’Italia, in collaborazione con il movimento ecclesiale “Rinnovamento nello Spirito Santo”, ha dato vita a una iniziativa, bella e santa, su tutto il territorio nazionale, “Le Tende della Misericordia”. “Una Porta della Misericordia dove, chiunque entrerà, potrà sperimentare l’Amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza”. L’iniziativa ha previsto l’allestimento di tende militari, nelle piazze delle più importanti città italiane, alle quali è stata data valenza di Porta Santa e attraverso la quale, poter lucrare i benefici dell’indulgenza giubilare.
Con la collaborazione del Ministero della Difesa e del 1° reggimento “Antares”, reparto che materialmente ha fornito e montato la tenda, d’intesa con l’Ordinario militare e sotto il patrocinio del Comune di Viterbo, la tenda è stata montata ed è stata centro di iniziative e momenti di incontro, sostenuti da tutte le realtà ecclesiali della zona, Una straordinaria occasione di incontro, di dialogo e accoglienza spirituale. L’iniziativa ha inoltre evidenziato che accoglienza, dialogo e maggior armonia nella nostra società, possono provenire anche dall’ambito militare.

Nel primo pomeriggio del 30 settembre, in Piazza dei Caduti, S.E. Mons. Lino Fumagalli ha presieduto la cerimonia di apertura della Tenda quale “Porta Santa Straordinaria”, dando inizio al nutrito programma di eventi che per 10 giorni, hanno animato la vita della città. Ogni realtà ha organizzato e condotto, negli spazi e nei tempi concordati, momenti di meditazione, condivisione, preghiera. È stato certamente un momento di grazia che ha visto tante persone riavvicinarsi al sacramento della riconciliazione e con esso, varcando la “Soglia della Porta Santa” ricevere il dono giubilare. Veramente, “il Signore ha posto una Tenda in mezzo a noi.
9 novembre 2016: Il 3° REOS da Papa Francesco.
Il 3° reggimento elicotteri per operazioni speciali, alla vigilia del secondo anniversario dalla sua costituzione, ha ricevuto in anticipo un regalo unico: l’incontro con il Santo Padre in piazza San Pietro.
Insieme ai militari accompagnati dalle proprie famiglie, anche i “Ragazzi speciali” di Juppiter, un’associazione di volontariato del viterbese, recentemente gemellata con il reggimento. L’udienza con Papa Jorge Mario Bergoglio ha rappresentato un’occasione unica di avvicinamento agli alti valori cristiani che da sempre, costituiscono una pietra miliare nella vita di ciascun militare. L’evento ha sottolineato il carattere partecipativo della Forza armata alla vita cristiana.
Il richiamo alla fede e alla gratuità della misericordia divina, ha costituito il tema principale dell’udienza, in un’epoca in cui l’illusione della ricchezza materiale rende povero lo spirito e sempre più lento l’avvicinamento a Cristo.
“Essere strumenti di misericordia farà più bene a noi che agli altri” queste le parole del Sommo Pontefice, ai pellegrini riuniti in piazza San Pietro.

L’udienza si è conclusa con un colpo di scena: alla richiesta del comandante del 3° REOS, di poter scattare una foto insieme e realizzare così un suo sogno tanto atteso, il Papa ha dato disposizione di lasciar passare i soldati che si sono stretti, come in un abbraccio, attorno al Pontefice; uno scatto, ha reso il momento emozionante e segno tangibile della straordinaria giornata, a conferma ufficiale, della realizzazione di un sogno. In ricordo della giornata speciale vissuta, al Santo Padre, è stato donato un quadro che rappresenta la storia del reggimento e la maglietta nera, simbolo del gemellaggio con l’associazione “Juppiter”.
Bolzano, 15 novembre 2016
Dal CH47C al fratello più tecnologico e moderno CH47F, a distanza di anni, nell’avvicinarsi del Natale, il Reggimento AVES “Antares,” replica una missione di un’importanza straordinaria per il suo simbolismo, per milioni di persone di tutti i continenti, la cui riuscita, necessita di una attenzione certosina, una precisione millimetrica e una sicurezza nei propri mezzi che solo un addestramento intenso e continuo, consente di portare a termine. Antares, ancora una volta lo ha fatto!
Una giornata nuvolosa attende l’equipaggio del CH-47F all’aeroporto di San Giacomo per una missione delicata. Il giorno prima, il personale del 1° reggimento AVES “Antares” ha preparato un carico speciale: un abete di 26 metri, destinato ad adornare la piazza più bella e importante del mondo: Piazza San Pietro. Quest’anno il comune di Scurelle (TN), splendido borgo della Val Campelle, alle pendici del Lagorai, ha ottenuto il privilegio di questa particolare donazione al Santo Padre.
La preparazione del carico ha richiesto una pianificazione approfondita e non semplice: dal peso dichiarato di 6 tonnellate per 26 metri di lunghezza e una larghezza di circa 10 metri. Il trasporto, ha richiesto la necessità di schierare sul terreno, due squadre di tecnici molto nutrite per aiutare l’equipaggio, nel delicato compito di manovrare il prezioso albero. L’elicottero CH-47F E.I. 710 è decollato puntuale da Bolzano con destinazione rifugio Carlettini posto a 1600 metri s.l.m. L’emozione era quella delle grandi occasioni, nonostante l’equipaggio esperto, con un passato di missioni operative nei Teatri più delicati del mondo, la tensione e il timore di incappare nel pur minimo errore, la facevano da padrone: per la riuscita del compito assegnato, sarebbe dovuto andare tutto alla perfezione. Ci siamo, si comincia: “Bolzano, Cino 01 lascia l’ATZ e passa con Padova Militare”. Da adesso silenzio, salita ai 9000 piedi per superare i monti a est di Bolzano, prua 130°. Superato il Cimon de Tres a 2300 metri, la val Campelle è in vista. La valle è immersa nella nebbia mattutina, rendendo il panorama altamente suggestivo agli occhi dell’equipaggio. Dopo aver sbarcato le squadre di supporto a terra, sia al punto di aggancio sia a quello di sgancio, è tutto pronto per il trasporto; un ultimo sguardo dell’equipaggio all’albero adagiato su due possenti cavalletti e si comincia.
La pianificazione approfondita ha aiutato l’equipaggio, ma come sempre succede in missioni di questo tipo, i problemi non hanno tardato a venire: appena l’aeromobile, agganciato il carico, comincia a mettere in tensione le braghe di sollevamento, l’Avionic Management System del CH-47F di nuova generazione, avvisa il pilota ai comandi che il peso è ai limiti prestazionali dell’elicottero: 87 quintali circa. La voce femminile in cuffia ricorda che anche il possente Chinook ha dei limiti: “Torque, Torque…”. L’indicazione del torsiometro sale fino al 98%. Con un limite fissato a 100%, il sollevamento dell’albero, oltre le cime del bosco circostante, ha richiesto non poche gocce di sudore. “Carico libero dagli ostacoli”, comunica via radio la squadra aterra, un brivido percorre la schiena delle persone a bordo ma l’emozione dura poco: solo metà del lavoro è stato fatto e la parte più complessa deve ancora arrivare. L’abitato di Scurelle è in vista: “Squadra a terra da CINO 01, accendete il fumogeno”. Il fumogeno rosso che ci indica con precisione il punto di rilascio è in vista, la tensione torna a salire, si comincia l’ultimo “step” della delicata missione. Posizionare il carico in prossimità dei cavalletti ha richiesto ancora una volta uno sforzo ai limiti delle prestazioni. “Torque, Torque”, torna a risuonare in cuffia; siamo in hovering e si comincia a scendere, un “piede” alla volta, fino a circa 5 metri dai cavalletti. Il personale di Antares, presente sul punto di rilascio, con molte difficoltà, può avvicinarsi per aiutare a direzionare con precisione l’albero: avvicinarsi al down wash di un Chinook con 87 quintali al gancio non è semplice.

Con la squadra a terra in posizione, siamo pronti a scendere: dopo molte correzioni, anche di poche decine di centimetri, il capo equipaggio sente la comunicazione tanto attesa: “Chino 01 da squadra a terra, il carico è in posizione, pronti per lo sgancio”. Antares ha portato a termine con successo un’altra delicata missione, solo adesso la tensione si scioglie totalmente e dopo l’atterraggio, l’equipaggio si prende i meritati complimenti del comandante del reggimento, della popolazione e delle autorità del piccolo borgo di Scurelle, accorse sul posto per assistere a questo imperdibile evento. Adesso anche i bambini possono finalmente gustarsi qualche minuto a bordo di questo gigante dei cieli. Ancora una volta, l’AVES e Antares ci sono!
11 dicembre 2018: Il Sirio custode della reliquia di Papa Giovanni XXIII
Per il 2° reggimento “Sirio”, ricevere una reliquia di Angelo Roncalli, Cappellano militare divenuto Papa Giovanni XXIII, proclamato Santo Patrono dell’Esercito Italiano, è stato certamente l’evento spirituale più significativo nella storia del reparto. La cerimonia di consegna si è svolta nella Basilica di San Pietro l’11 dicembre del 2018. Durante la funzione religiosa, il Cardinale Angelo Comastri ha concesso la reliquia al comandante del 2° reggimento “Sirio”.

La cerimonia di consegna si è svolta nella Basilica di San Pietro l’11 dicembre del 2018. Durante la funzione religiosa, il Cardinale Angelo Comastri ha concesso la reliquia al comandante del 2° reggimento “Sirio”.
Il giorno successivo, i “Baschi Azzurri” sono stati ricevuti dal Santo Padre. In occasione dell’udienza, il comandante dell’Aviazione dell’Esercito, ha donato al Pontefice un casco di volo della Specialità e il comandante del Reggimento “Sirio,” ha fatto omaggio di un’opera, raffigurante Papa Giovanni XXIII e lo stemma araldico del reggimento. Dal 12 dicembre, la reliquia è custodita presso il 2° “Sirio”.
L’evento è stato officiato dall’Ordinario Militare per l’Italia, Monsignor Santo Marcianò, che ha collocato la reliquia nella Cappella del reggimento. Nel saluto rivolto alle Autorità civili e militari e agli studenti presenti, Monsignor Marcianò, ha ricordato i valori universali di verità, giustizia, amore e libertà trasmessi dal Santo Patrono dell’Esercito, rimarcando in tal senso, l’impegno dei militari al servizio della pace.
Papa Francesco
In occasione del decesso avvenuto il 21 aprile 2025, la Presidenza Nazionale ha voluto ricordare Papa Francesco con la pubblicazione di un opuscolo dal titolo “Francesco – Il Papa della gente che ripercorre i momenti salienti del suo pontificato. Arcivescovo di Buenos Aires per quindici anni, nominato cardinale nel 2001, il suo nome era già nella lista dei possibili eletti nel conclave del 2005, quello indetto per la successione a Giovanni Paolo II. Ma all’epoca, non era ancora il suo momento; fu finalmente nel marzo 2013 che Jorge Mario Bergoglio si affacciò al balcone che dava su Piazza San Pietro divenendo il 266° papa della Chiesa cattolica romana.

Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato, ha lasciato la sua impronta papale in questo primo quarto del XXI secolo. Prelato sorridente, sensibile e vicino alla gente, lascia dietro di sé una miriade di immagini forti, in ambito cattolico e del mondo in generale. Da vescovo è molto vicino alla gente. Considera la sua missione “un compito profetico” e si prende cura della popolazione del suo vescovado, soprattutto dei più poveri. Il suo stile è essenziale, amichevole e umile: ama le cose semplici, come il calcio, e invita i laici a rievangelizzare Buenos Aires; vive in un piccolo appartamento, usa i mezzi pubblici e cucina da solo.
“La mia gente è povera e io sono uno di loro”, dirà. Fervente difensore della giustizia sociale, sostiene che calpestare la dignità di una persona è un peccato grave. Bergoglio, fin da sacerdote, era molto popolare nel Paese, divenne arcivescovo e poi primate dell’Argentina nel 1998. Nel 2001, Giovanni Paolo II lo nominò cardinale. Secondo quanto riportato dal Vaticano, l’argentino chiede ai suoi sostenitori di non volare a Roma per festeggiare il suo nuovo incarico ma di destinare ai poveri il denaro così risparmiato. Fin dall’inizio del suo pontificato, non si allontanò dalle sue abitudini semplici e rigorose. Rifiutò i lussuosi appartamenti papali e il loro oro. Si stabilisce nella residenza di Santa Marta, dove alloggiano i visitatori di passaggio e mangerà alla mensa. Fu proprio dai locali di Santa Marta, che Papa Bergoglio, ha spiccato l’ultimo volo per raggiungere l’empireo infinito e incontrarsi con quel Dio da lui tanto amato, dove erano ad attenderlo gli spiriti angelici, i santi e i beati che nella loro vita terrena, hanno saputo operare per il bene di tutti.
Papa Leone XIV
“Sono figlio di Sant’Agostino, Agostiniano”. Con queste parole il nuovo Papa si è presentato al mondo, dal balcone centrale di Piazza San Pietro. È la prima volta che la Chiesa elegge un membro dell’Ordine di Sant’Agostino alla carica più alta.

All’età di 22 anni, Robert Francis Prevost scelse di entrare nell’Ordine di Sant’Agostino d’Ippona, uno degli ordini “mendicanti”. Ciò significa che il sacerdote ha fatto voto di povertà di vita e di convivenza, di unità e di condivisione dei beni. Da questo punto di vista, la difesa dei poveri e dei vulnerabili sarà al centro del suo impegno. Con le sue prime parole al mondo, ha fatto capire che è necessario “costruire ponti attraverso il dialogo”, ha invocato una Chiesa “sempre aperta ad accogliere, con le braccia aperte, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della nostra presenza, del nostro dialogo, del nostro amore. Ciascuno di noi, nel corso della vita, si può ritrovare sano o malato, occupato o disoccupato, in patria o in terra straniera: la sua dignità però rimane sempre la stessa, quella di creatura voluta e amata da Dio”.
E nella sua prima messa, ha criticato aspramente la perdita della fede cattolica in favore di valori come il denaro. Leone XIV sembra inserirsi nel solco di una Chiesa tradizionale, nel senso di una Chiesa aperta e sociale, che dà spazio a tutti e dove i poveri vengono ascoltati. Va tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato.
Per quanto riguarda la questione dei migranti, Robert Francis Prevost si era occupato del problema dei migranti venezuelani quando era in Perù, dove rimase per vent’anni e ottenne la nazionalità. Americano, di origine francese e italiana, egli stesso rivendica un retaggio migratorio: “la mia stessa storia, è quella di un cittadino, discendente di immigrati, a sua volta immigrato”.
La scelta del nome Leone fa venire in mente altri due papi di nome Leone.
Leone I, papa dal 440 al 421, ricordato anche come Leone Magno, noto per aver convinto sul fiume Mincio, solo con la forza delle sue parole e una croce, Attila e le sue orde a non dirigersi verso Roma e tornare indietro. Leone XIII, papa dal 1878 al 1903, noto per il suo impegno sociale per aver denunciato con l’enciclica Rerum Novarum “la concentrazione, nelle mani di pochi, dell’industria e del commercio che impongono così un giogo quasi servile all’infinita moltitudine di proletari”

La Rerum Novarum, come riporta Vatican News, fu così rivoluzionaria al tempo della sua promulgazione, tanto che mezzo secolo dopo, George Bernanos, nel suo “Diario di un parroco di campagna,” fece rievocare dal curato di Torcy l’Enciclica Rerum Novarum con questa prole: “La famosa Enciclica di Leone XIII voi la leggete tranquillamente con l’orlo delle ciglia, come una qualunque pastorale di quaresima. Alla sua epoca ci è parso di sentir tremare la terra sotto i piedi. Questa idea così semplice che il lavoro non è una merce, sottoposta alla legge dell’offerta e della domanda, che non si può speculare sui salari, sulla vita degli uomini come sul grano, lo zucchero e il caffè, metteva sottosopra le coscienze”.
Biografia – Vatican News Robert Francis Prevost – Papa Leone XIV, nasce il 14 settembre 1955 a Chicago, nell’Illinois, da Louis Marius Prevost, di origini francesi e italiane, e Mildred Martínez, di origini spagnole. Ha due fratelli, Louis Martín e John Joseph. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza negli Stati Uniti, studiando prima nel Seminario minore dei Padri Agostiniani e poi, alla Villanova University, in Pennsylvania, dove, nel 1977, consegue la laurea in matematica e studia filosofia. Il 1° settembre dello stesso anno a Saint Louis entra nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino, nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio di Chicago, ed emette la prima professione il 2 settembre 1978. Il 29 agosto 1981 pronuncia i voti solenni.

Riceve la formazione presso la Catholic Theological Union di Chicago, diplomandosi in Teologia. All’età di 27 anni viene inviato dai suoi superiori a Roma per studiare Diritto canonico alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum). Nell’Urbe viene ordinato sacerdote il 19 giugno 1982 nella Cappella di Santa Monica, a piazza del Sant’Uffizio, nel complesso dell’omonimo Collegio agostiniano.
Prevost consegue la licenza nel 1984 e l’anno dopo, mentre prepara la tesi di dottorato viene mandato nella missione agostiniana di Chulucanas, a Piura, in Perù (1985-1986). È il 1987 quando discute la tesi dottorale su “Il ruolo del priore locale dell’Ordine di Sant’Agostino” ed è nominato direttore delle vocazioni e direttore delle missioni della Provincia agostiniana “Madre del Buon Consiglio” di Olympia Fields, in Illinois.
L’anno successivo raggiunge la missione di Trujillo, sempre in Perù, come direttore del progetto di formazione comune degli aspiranti agostiniani dei vicariati di Chulucanas, Iquitos e Apurímac.
Nell’arco di undici anni ricopre gli incarichi di priore della comunità (1988-1992), direttore della formazione (1988-1998) e insegnante dei professi (1992-1998) e nell’arcidiocesi di Trujillo di vicario giudiziale (1989-1998) e professore di Diritto Canonico, Patristica e Morale nel Seminario maggiore “San Carlos e San Marcelo”. Nel contempo gli viene anche affidata la cura pastorale di Nostra Signora Madre della Chiesa, eretta successivamente parrocchia con il titolo di Santa Rita (1988-1999), nella periferia povera della città, ed è amministratore parrocchiale di Nostra Signora di Monserrat da 1992 al 1999.
Nel 1999 è eletto priore provinciale della Provincia Agostiniana “Madre del Buon Consiglio” di Chicago, e due anni e mezzo dopo, al Capitolo generale ordinario dell’Ordine di Sant’Agostino, i suoi confratelli lo scelgono come priore generale, confermandolo nel 2007 per un secondo mandato.
Nell’ottobre 2013 torna nella sua Provincia agostiniana, a Chicago, ed è direttore della Formazione nel convento di Sant’Agostino, primo consigliere e vicario provinciale; incarichi che ricopre fino a quando Papa Francesco lo nomina, il 3 novembre 2014, amministratore apostolico della diocesi peruviana di Chiclayo e al contempo vescovo titolare di Sufar. Il 7 novembre fa l’ingresso in diocesi, alla presenza del nunzio apostolico James Patrick Green, che lo ordina vescovo poco più di un mese dopo, il 12 dicembre, festa di Nostra Signora di Guadalupe, nella cattedrale di Santa Maria. Il suo motto episcopale è “In Illo uno unum”, parole che sant’Agostino ha pronunciato in un sermone, l’Esposizione sul Salmo 127, per spiegare che “sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno”.
Il 26 settembre 2015 dal Pontefice argentino è nominato vescovo di Chiclayo e nel marzo 2018 viene eletto secondo vicepresidente del Conferenza episcopale peruviana, all’interno della quale è anche membro del Consiglio economico e presidente della Commissione per la cultura e l’educazione.
Nel 2019 da Francesco è annoverato tra i membri della Congregazione per il Clero e l’anno successivo tra quelli della Congregazione per i Vescovi. Nello stesso 2020, il 15 aprile, arriva la nomina pontificia anche di amministratore apostolico della diocesi peruviana di Callao.
Il 30 gennaio 2023 il Papa lo chiama a Roma come prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, promuovendolo arcivescovo.

Nel Concistoro del 30 settembre dello stesso anno Papa Francesco, lo nomina cardinale, assegnandogli la diaconia di Santa Monica. Prevost e ne prende possesso il 28 gennaio 2024; come capo dicastero, partecipa agli ultimi viaggi apostolici di Papa Francesco.
Il 4 ottobre 2023 da Francesco è annoverato tra i membri dei Dicasteri per l’Evangelizzazione, Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari; per la Dottrina della Fede; per le Chiese Orientali; per il Clero; per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica; per la Cultura e l’Educazione; per i Testi Legislativi; della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano.
Il 6 febbraio di quest’anno, dal Pontefice argentino è promosso all’ordine dei vescovi, ottenendo il Titolo della Chiesa suburbicaria di Albano. Tre giorni dopo, il 9 febbraio, celebra in piazza San Pietro la Messa – presieduta da Bergoglio – per il Giubileo delle forze armate, secondo grande evento dell’Anno Santo della Speranza. Durante l’ultimo ricovero del predecessore al Policlinico “Gemelli”, Prevost presiede, il 3 marzo, in piazza San Pietro, il rosario per la salute di Francesco.
Il 18 aprile 2025, nella Basilica di San Pietro e nella piazza del colonnato del Bernini, Bernini, si è svolta la cerimonia di inaugurazione del pontificato con l’imposizione del Pallio striscia circolare con pendenti anteriore e posteriore di lana bianca che rappresenta la pecora che il pastore porta sulle spalle, a simboleggiare, il compito pastorale del Papa e dell’Anello del Pescatore che ha valenza di anello-sigillo che autentica la fede, compito che da Pietro, viene tramandato ai suoi successori.
