1952 “La scoperta di Monte dell’Oro” di Emiddio Valente

Primavera del 1952. Osservatore in servizio di volo presso il Centro Addestramento al Volo (CAV) di Guidonia, sto sorvolando a bordo di un “Beechcraft”  C-45, il territorio tra Bracciano e Manziana, cercando di individuare i vertici di un quadrilatero dei quali, dallo Stato Maggiore dell’Esercito, mi erano state comunicate le coordinate, con l’incarico di effettuare una  ripresa fotografica di quell’area. Effettuato il riconoscimento dell’obiettivo, dò le opportune disposizioni al pilota e, con la grossa fotocamera F24, riprendo la zona da diverse angolazioni. Mi colpisce un particolare: più o meno al centro della zona stessa, in un tratto più o meno pianeggiante, c’è al lavoro una macchina livellatrice che sta tracciando quelli che sembrano embrioni di due mini piste aeroportuali che si intersecano ad angolo, retto. Il giorno dopo comunico allo Stato Maggiore che possono mandare a ritirare le foto e chiedo al  mio interlocutore qualche spiegazione su quegli strani lavori di sbancamento. Apprendo, cosi, che, a seguito di un’offerta dell’Esercito degli Stati Uniti, disporremo di piccoli aerei e di personale addestrato per svolgere, l’osservazione del tiro nel quadro del servizio aereo d’artiglieria, in modo autonomo, senza la necessità di ricorrere all’Aeronautica militare nel quadro dell’aerocooperazione con macchinose procedure e risultati non sempre soddisfacenti.  In poche parole, quelli erano i prodromi della nascita dell’Aviazione Leggera dell’Esercito.

Ma come si era arrivati ad individuare proprio quella zona per far sorgere l’aerocampo destinato ad ospitare i velivoli in arrivo dagli Stati Uniti?

Quando la scuola d’artiglieria di Bracciano ebbe il compito di attuare le necessarie  predisposizioni per dar vita ad un costituendo “Centro Addestramento per l’Osservazione Aerea per l’Artiglieria”, tra le mille incombenze ebbe anche quella, forse la più gravosa, di identificare la zona sulla quale sarebbe sorto il futuro aerocampo.  Per fortuna, erano in servizio alla Scuola due ufficiali osservatori dall’aeroplano: il capitano EnnioBellei, brevettato anteguerra, con una lunga esperienza di volo anche in missioni operative, ed il tenente Eliano Ugolini, frequentatore del primo corso d’osservazione aerea tenutosi nel dopo guerra. Si deve a Loro, quindi, l’individuazione e la scelta della zona sulla quale venne realizzato quell’aerocampo dal quale prese il volo la nostra meravigliosa Specialità, sul quale furono formati tanti piloti e specialisti, e che prese il nome proprio da un altro osservatore, il capitano Oscar Savini, caduto negli Stati Uniti mentre frequentava il corso di pilotaggio.

Un compito delicato e importante, ben assolto dai due osservatori,  che, all’epoca, nessuno avrebbe considerato come la premessa dello sviluppo che avrebbe assunto la branca aerea dell’Esercito.

In seguito il capitano Bellei ed i tenente Ugolini entrarono a fare parte dell’ALE, il primo, rimasto O.A., contribuendo prima all’impianto del settore amministrativo del nuovo ente e in seguito, all’Ispettorato, come capo dell’ufficio aerocooperazione; il secondo, divenuto P.O., prima come insegnante di navigazione aerea, poi con incarichi di crescente responsabilità nel settore dell’addestramento, presso il CAALE a Bracciano e Viterbo.

Di Ennio Bellei, andato in pensione con il grado di gen. c.a. ed ora nostro socio, è doveroso ricordare il particolare impegno posto a suo tempo per la realizzazione, sull’aeroporto di Guidonia, del monumento all’osservatore dall’aeroplano che raffigura l’osservatore ed il pilota con il motto: “Una la meta – una la sorte”.

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