IL LABARO ANAE ALLE FOSSE ARDEATINE

Si è celebrato il 24 marzo, l’ottantunesimo anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, una delle tragedie più drammatiche della Seconda Guerra Mondiale in Italia, in cui persero la vita 335 vittime della strage nazifascista. La cerimonia commemorativa si è svolta al mausoleo delle Fosse Ardeatine, a Roma, con la presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del presidente della Camera Lorenzo Fontana.

Mausoleo delle Fosse Ardeatine

Per l’ANAE, con il labaro associativo nazionale ha partecipato il presidente della sez. ANAE “Tucano” Francesco Bellucci e come alfiere il socio Diego Porpora.

Tra i numerosi altri partecipanti, erano presenti la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, il ministro della Difesa Guido Crosetto, il presidente della regione Lazio Francesco Rocca, il presidente del Consiglio regionale del Lazio Antonello Aurigemma, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, e importanti figure della comunità ebraica come il Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, e il presidente della Comunità ebraica di Roma Victor Fadlun.

Il presidente Mattarella depone una corona durante la cerimonia

Il capo dello Stato ha deposto una corona d’alloro per onorare le vittime della strage, accompagnato da ministro Crosetto, dai vertici delle forze armate e dal presidente dell’Associazione italiane famiglie dei martiri italiani Francesco Albertelli. Il momento solenne è stato seguito dalla lettura dei nomi delle 335 vittime della strage, mantenendo viva la memoria di quella terribile giornata.

NDR: Il 24 marzo del 1944 a Roma avvenne uno dei più feroci massacri della seconda guerra mondiale, una strage di civili inermi nelle cave di tufo che si trovavano lungo la via Ardeatina, poco fuori città, e che da quel momento in poi cambiarono il loro nome in “fosse”. Ecco sinteticamente cosa accadde: Il 23 marzo del 1944, a via Rasella, centro della Capitale, ebbe luogo un’azione di guerra partigiana contro l’11ª compagnia del III battaglione del Polizeiregiment “Bozen”. I morti furono 32 e i feriti 55, e tra le vittime anche un ragazzino di 12 anni, e un altro civile romano. Fu ordinata la rappresaglia. All’indomani dell’azione partigiana, definita “vile imboscata” dagli occupanti, i soldati nazisti guidati da Herbert Kappler, ufficiale delle SS e comandante della polizia tedesca a Roma, spararono a 335 uomini riempiendo con i loro corpi le cave di tufo. Le esecuzioni delle SS andarono avanti per tutta la giornata del 24 marzo. Kappler stesso uccise personalmente molti dei prigionieri, aiutato dai suoi ufficiali, tra cui anche il capitano Erich Priebke.

Ecco il comunicato “del comando tedesco della città occupata di Roma” pubblicato il 25 marzo del 1944 sui giornali romani. “Nel pomeriggio del 23 marzo 1944, elementi criminali hanno eseguito un attentato con lancio di bomba contro una colonna tedesca di Polizia in transito per via Rasella. In seguito a questa imboscata, 32 uomini della Polizia tedesca sono stati uccisi e parecchi feriti. Il Comando tedesco è deciso a stroncare l’attività di questi banditi scellerati… perciò, ha ordinato che per ogni tedesco ammazzato dieci criminali comunisti-badogliani saranno fucilati. Quest’ordine è già stato eseguito”.

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