La prima decade di Gennaio 1966 vide arrivare a Viterbo una sessantina di giovani pieni di belle speranze, provenienti da ogni parte della penisola.
Andavano ad inaugurare ufficialmente la nuovissima Scuola AS, più nota nell’ambiente cittadino come i “Cimini”, visto la dominante sul capoluogo laziale.
Erano i componenti del 1° Corso Allievi Sottufficiali destinati, una volta trasferiti all’allora CAALE, a trasformarsi nel 13 ° MAL.
Quei giovani entusiasti e speranzosi, non immaginavano, una volta divenuti specialisti, che la sorte, avrebbe loro riservato di attraversare la maggior parte, forse la migliore seppur pioneristica, della storia dell’ALE dapprima e poi, una volta persa la “L”, di quella dell’AVES.
Dai primi semplici, leggeri “Paperozzi” di tela fino alle sofisticate, macchine digitali attuali, tante sono state le avventure, le fatiche, i rischi, ma anche le soddisfazioni vissute da quegli “storici” specialisti, in tante parti d’Italia e del mondo.
Le loro strade una volta “presa l’aquiletta d’argento”, si sono divise quasi subito, trasferiti nei vari RAL, SAL, RRALE italiani; rivoli di un fiume destinato ad aumentare anno dopo anno; così è accaduto che alcuni di loro si siano persi di vista per oltre mezzo secolo, tanto ci è voluto per riunire il maggior numero di sopravvissuti per una doverosa, attesissima rimpatriata.
L’occasione ha coinciso con la ricorrenza del 68° anniversario della costituzione dell’AVES.
Dopo il doveroso omaggio al Monumento dei nostri Caduti – anche il 13° corso MAL ha pagato un tragico tributo di vite generose – e una partecipazione discreta alla cerimonia all’interno dell’hangar “Tucano” dell’aeroporto “T. Fabbri” di Viterbo, il momento clou è stato vissuto all’interno del CAAE dove, all’ombra del mitico “giallone”, il Comandante del Centro, Col. Gianmaria Scopelliti ha testimoniato l’affetto e la stima della Specialità ai veterani che tanto hanno dato, in esperienza e professionalità, alle leve cui hanno “passato il testimone”.
Poi tutti via verso Marta, per il classico incontro conviviale, per far riemergere aneddoti e ricordi dalla memoria di ciascuno dei partecipanti.
Le signore, le “sante” mogli che tante volte hanno partecipato con lo stesso coraggio, pazienza e forza d’animo alle esperienze dei propri “guerrieri” in missione in capo al mondo, sono state felici testimoni di come, pur con qualche chilo di troppo e molti capelli in meno, lo spirito, l’entusiasmo dei loro mariti, siano rimasti gli stessi di quei giovani che varcarono i cancelli della scuola AS oltre mezzo secolo fa.
Il grido “Viva il 13°, Viva l’AVES” è stato il suggello di una giornata indimenticabile con la promessa di un “Arrivederci a Presto!”
Roberto Sangalli