Operazione United Shield

  • Inizio Missione: 9 gennaio 1995
  • Fine Missione: 3 marzo 1995
  • Stato: Conclusa
  • Luogo: Somalia – Oceano Indiano
  • Area Geografica: Africa centro-orientale

L’operazione “United Shield” si svolse nel periodo gennaio-marzo 1995 nell’ambito della partecipazione italiana alla formazione di una forza anfibia multinazionale (con la partecipazione di forze USA ed italiane) che garantisse la necessaria cornice di sicurezza e di protezione per il ripiegamento ordinato e sicuro delle truppe ONU che lasciavano la Somalia, in ottemperanza alla risoluzione delle Nazioni Unite n. 954 del Novembre 1994 che deliberava il termine della missione UNOSOM entro il 31 Marzo 1995.

In tale contesto, l’Esercito approntò Unità di Paracadutisti ed Incursori, mentre all’Aviazione dell’Esercito fu richiesto di fornire uno Squadrone di 4 Elicotteri d’Attacco A129 (EA) che sarebbe stato inserito nella componente aerea imbarcata della Marina militare (elicotteri AB212 ed SH3D, aerei a decollo verticale AV8 “Harrier”), facente parte del 26° gruppo navale; in particolare, gli aeromobili, ed il relativo materiale per il sostegno logistico, sarebbero stati imbarcati sull’incrociatore portaeromobili “Garibaldi”.

Lo squadrone di formazione era emanazione e sotto la responsabilità operativa e logistica del 5° reggimento Rigel di Casarsa, in particolare del 49° gr. sqd. “Capricorno”, unico reparto ad avere in dotazione  tale tipologia di aeromobili.

Il personale necessario, fu tratto dai vari enti e/o comandi che disponevano delle richieste professionalità e qualifiche sull’aeromobile; è necessario, infatti, considerare che gli A129 erano, in quel periodo, in fase di assegnazione al 49° gruppo e che la loro configurazione era in costante evoluzione.

Grazie all’esperienza maturata nella precedente missione somala, il personale logistico proveniente dai RRAE competenti, predispose la ricambistica e le attrezzature indispensabili per garantire un’attività di volo minima di 200 ore, prevedendo l’effettuazione di manutenzioni preventive e correttive.

La fase operativa vera e propria, che prevedeva il dispiegamento sul territorio somalo delle forze anfibie, imbarcate su LPD (navi da sbarco della Marina), fu il momento più delicato dell’operazione: la fluidità della situazione, l’imprevedibilità degli sviluppi, in termini di possibili disordini o assalti delle fazioni in guerra, durante il disimpegno delle forze ONU, rendevano necessario essere pronti a reagire, in tempo reale, nelle 24 ore.

Nonostante alcuni momenti di tensione, in concomitanza dello sbarco ed il successivo reimbarco delle truppe costituenti la “testa di ponte” delle forze della coalizione, non ci furono richieste di intervento a fuoco e tutto si svolse secondo quanto pianificato e senza incidenti significativi.

Nei tempi previsti, la missione operativa si concluse positivamente anche in virtù della deterrenza mostrata dall’imponente dispositivo posto in atto.

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