di Federico Vallauri
Il 24 luglio 2014, la base di Pollein, a due passi da Aosta, è tornata a vivere.
Non è più la sede di un reparto di volo dell’AVES, il “nido” su cui ha vissuto e operato il mitico RAL SMALP, divenuto successivamente 545° squadrone della Scuola militare alpina di Aosta.
Quando vi giunsi, il primo gennaio del 1983, mi trovai a respirare l’aria di un reparto unico per il tipo di attività svolte e la peculiarità dell’ambiente alpino in cui si svolgeva la normale attività. Era veramente una famiglia di piloti e specialisti espertissimi, abituati da anni a svolgere quasi giornalmente attività di soccorso alpino sulle montagne più alte d’Europa. Rammento che i voli necessari all’ambientamento li feci con l’allora cap. Pecoraro, che era stato uno dei piloti della spedizione di Monzino sull’Everest, e nessun istruttore sarebbe stato più esperto di lui. Ancora oggi, quando ci incontriamo, non posso fare a meno di ricordare che il primo atterraggio sul Tetto d’Europa lo feci proprio con lui, durante le missioni per il conseguimento dell’operatività.
Sulla cima del Monte Bianco allora, ci atterravamo spesso per addestramento e il volo in montagna era consueto farlo anche sul filo dei 4.000. Eravamo consapevoli di essere gli unici abituati a operare normalmente a quelle quote.
Poi, con la chiusura nel ’91 di quel piccolo reparto così fortemente caratterizzato e specializzato, gli elicotteri migrarono a Venaria, la “famiglia” si trasferì in pianura e forse andò dispersa quella capacità addestrativa e operativa veramente peculiare che solo la permanenza nel cuore della Valle d’Aosta avrebbe potuto permettere. Resta, nei cuori di chi visse quella stagione, la medaglia d’argento al valor civile che, nella motivazione, testimonia: “Il Reparto Aviazione Leggera della Scuola Militare Alpina di Aosta, con infaticabile slancio, generosa abnegazione e sprezzo del pericolo, ha effettuato numerose missioni di soccorso alpino, contribuendo in maniera determinante a salvare molti turisti e valligiani”.
Alla cerimonia d’inaugurazione della nuova infrastruttura ci siamo così ritrovati, lo scorso 24 luglio, a osservare il profondo cambiamento avvenuto con l’attuale ristrutturazione. Tutto bello, efficiente, realizzato con criteri costruttivi moderni, in grado di fornire al centro alpino di Aosta un’area logistico-addestrativa idonea a soddisfare le attuali esigenze operative. Erano presenti autorità civili e militari: cito il capo di stato maggiore dell’esercito, il comandante delle truppe alpine di Bolzano, il presidente della regione Valle d’Aosta, il vescovo di Aosta, e tanti altri che hanno certamente dato lustro alla manifestazione.
E in un angolo, con un po’ di commozione negli occhi, c’eravamo anche noi, con i nostri baschi azzurri, noi che abbiamo vissuto i tempi in cui all’eliporto non venivano quasi mai autorità, se non di passaggio, ma in hangar c’erano i sei 205 con cui svolgevamo giornalmente la nostra opera (e qui cito la preghiera dell’alpino) “su le nude rocce e sui perenni ghiacciai”. C’era anche il ten. col. Pellegrini, attuale comandante del 34° di Venaria, che ha raccolto e mantiene vivo il ricordo e la tradizione del vecchio 545°, e naturalmente devo ricordare Borra e Pecoraro che furono tra i “soci fondatori”, ma anche Bortolotti, ultimo comandante, Sandri, tutti Piloti di eccezionale bravura, e Bettini che fu l’ufficiale specialista prima della medaglia d’oro Calò, e Frand Genisot, responsabile dei militari di truppa, tutte persone di cui ho omesso il grado perché per me sono prima di tutto cari amici.
E abbiamo anche rivisto con commozione, il figlio del s.ten. Arata e la vedova del cap. Albarosa: due dei sette nomi che restano scolpiti nei nostri cuori e sulla lapide, posta accanto alla Madonnina di Loreto, che ricorda i caduti dell’incidente di volo del ’73.
Ma Pollein, come ho detto, non è più sede di un reparto di volo. E’ una bellissima infrastruttura, che comprende al suo interno anche un hangar per gli elicotteri e una magnifica e modernissima piazzola, omologata secondo gli standard previsti dall’ENAC per operazioni diurne e notturne, che potrà essere utilizzata per rischiaramento di mezzi, italiani o di altre nazioni, che vorranno addestrarsi al volo sulle montagne valdostane, a patto di portarsi al seguito il carburante necessario e l’antincendio.
Permettete un breve inciso, una nota di benevola provocazione da parte di un pilota di una generazione passata.
Certe capacità non si possono improvvisare, e il pilota di alta montagna è un mestiere che si apprende solo con il tempo, l’esperienza e l’abitudine all’impiego continuo nel particolare ambiente naturale.
Complice la contrazione delle risorse, la necessità di risparmiare, la cessata esigenza di assicurare il soccorso in Valle d’Aosta, la sede di Pollein fu chiusa, ed è andata persa una generazione di piloti e specialisti militari esperti nel volo in alta quota.
A Pollein si operava in stretta collaborazione con gli istruttori della scuola militare alpina e con il personale del soccorso alpino regionale, si manteneva viva e operante una capacità di volo specifica e altamente specializzata, era, e sarebbe potuta rimanere, una base idonea all’addestramento ad operare in alta montagna, unica in Europa per disposizione geografica, utilizzabile anche dalle forze armate di altre nazioni.
Invece vent’anni di esperienza sono stati quasi completamente azzerati e forse oggi solo più una manciata di piloti si ricorda ancora come si atterrava su una cresta a quattromila metri, come si teneva fermo l’elicottero su un solo pattino a quelle quote, come si gestiva un carico sospeso, magari infortunato e soccorritore agganciati al verricello nelle turbolenze d’alta quota, a pochi metri dalle pareti. Erano equipaggi che avevano imparato sulla propria pelle come in montagna la sicurezza sia fatta non solo dalle procedure ma anche dalla conoscenza e dal “manico”.
D’altra parte si dirà che ancor oggi, a Bolzano, a Venaria e a Pordenone, i piloti dell’esercito possiedono la necessaria esperienza di montagna. E’ vero, ma i 4.000 sono solo in Valle d’Aosta, e posso assicurare che, con il 205, dai 3.000 in su …cambiava tutto, e per sapere come fare, e farlo tranquillamente, era necessario essere lì tutti i giorni.
Ma probabilmente oggi l’AVES non ha bisogno di piloti e specialisti con una competenza così esclusiva, forse non è neanche più utile per l’impiego negli attuali scenari operativi, e quindi chiedo scusa di questo inciso e mi ritiro in buon ordine.
Voglio chiudere però con un ultimo ricordo di quel piccolo mondo che non c’è più, e che a Pollein ha vissuto la sua splendida stagione dimostrando serietà e capacità indiscusse. Un amico lo definì un giorno così: reparto piccolo, pulito e professionale, con persone che amavano davvero il loro lavoro e che riuscivano a operare con quello che avevano. Ecco, questo mi sembra un bel riconoscimento, e se quello ufficiale è attestato dalla motivazione di una medaglia d’argento, resta nei cuori di coloro che c’erano, la consapevolezza di aver fatto bene il proprio dovere.