A Casarsa della Delizia ricordati i Caduti di Podrute

La comunità di Casarsa e il 5° Reggimento AVES Rigel  hanno voluto, anche quest’anno, ricordare i caduti di Podrute nella piazza omonima della cittadina e presso la cappella del reggimento all’aeroporto Francesco Baracca.

Fronte all’elicottero AB 206, “City Guardian” di Casarsa e dono dell’Aviazione dell’Esercito alla cittadina friulana, che ormai si identifica con gli equipaggi di volo del Rigel, si sono riuniti in tanti per ricordare questi eroi dei nostri tempi, tutti decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.

Erano presenti i familiari dei caduti, vecchi amici e commilitoni, la sezione ANAE Rigel e altre associazioni d’arma del territorio Friulano. Un picchetto in armi del 5° Rigel ha reso gli onori militari e dopo la benedizione del cappellano militare, Don Arturo Rizza, è stata posta,  presso il cippo che li ricorda, una corona d’alloro. Alla cerimonia, hanno partecipato il sindaco di Casarsa, Dott.ssa Lavinia Clarotto, il Comandante della Brigata Aeromobile Friuli, Gen. B. Stefano Lagorio, il Comandante del Rigel, Col. Pilota Francesco Spadolini e il Presidente della sezione ANAE “Rigel” di Casarsa Col. (Ris) Andrea Santarossa che con brevi interventi hanno ricordato i nostri eroi.

La cerimonia ha avuto seguito e conclusione presso la Chiesa parrocchiale di Casarsa dove durante la santa messa celebrata dal Parroco, Don Lorenzo Campoprese è  stata letta la preghiera dell’Aviazione dell’Esercito. 

I fatti: 7 gennaio 1992

Quattro militari italiani e uno francese stavano sorvolando i cieli del nord della Croazia secondo quanto previsto dalla missione di monitoraggio della Comunità europea. I militari erano stati inviati come osservatori della Ue per vigilare sul cessate il fuoco.

Nello stesso cielo era presente anche un MiG jugoslavo che ricevette l’ordine perentorio «Oderi», termine serbo per «scuoiali». Il tenente serbo Emir Sisic aprì il fuoco centrando l’elicottero e uccidendo tutti i militari a bordo.

Sisic venne arrestato soltanto dieci anni più tardi mentre acquistava medicine in Ungheria; estradato in Italia, venne condannato in primo grado all’ergastolo, pena ridimensionata in secondo grado a 15 anni per omicidio plurimo aggravato.

I quattro generali jugoslavi accusati di avere dato l’ordine furono invece tutti assolti in primo grado dalle accuse in concorso di strage, disastro aviatorio, omicidio e tentato omicidio plurimo.

La Corte d’assise di appello ha però ribaltato la sentenza condannando il comandante dell’Aeronautica militare jugoslava Ljubomir Bajic e il responsabile della base area da cui partì il Mig, Dobrivoje Opacic, a 28 anni di reclusione e al risarcimento delle vittime. Insieme con loro è stata ritenuta responsabile dell’eccidio anche la Repubblica Serba.

Andrea Santarossa

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