“CI SENTIAMO IN FREQUENZA…”

La Sala Operativa della Task Force “Italair” in Libano intitolata alla memoria del 1° Maresciallo Lattarulo, del Maggiore Parziale e del Luogotenente Cattaneo

Ne hanno passate di ore alla radio e davanti agli schermi dei computer nella Sala Operativa della Task Force “Italair” in Libano i nostri tre fratelli baschi azzurri che ci hanno purtroppo lasciato. Avevano il delicato e importante compito di Addetti al Traffico Operativo, quelli che, nella nostra manìa di acronimizzare tutto, chiamiamo semplicemente “ATO”. Sono coloro i quali senti per primi in cuffia quando ancora non hai messo in moto l’elicottero. Quelli che ti confermano che tutte le misure di sicurezza del volo sono in atto, che ti danno l’ultimo aggiornamento sulle condizioni metereologiche, sulla tratta e a destinazione. Quelli che ti coordinano l’atterraggio, il parcheggio e il rifornimento ovunque tu debba andare. Quella voce che senti in frequenza quando sei in volo e ti accompagna durante la missione. Quella sicurezza di sapere che laggiù c’è sempre qualcuno che si sta prendendo cura di te in ogni istante. Insomma, una specie di “angeli custodi col basco azzurro”.

         Con Vito Lattarulo, “Vitino” per gli amici, in simpatica e affettuosa antitesi con la sua stazza, tuttavia proporzionata alla grandezza del cuore, ho trascorso tanti anni della mia vita professionale al 2° “Sirio”. Io ero Capo Sezione Operazioni e lui Capo Sala Operativa, quindi abbiamo praticamente vissuto ogni giorno gomito a gomito. Di lui ho già raccontato su questa nostra rivista qualche anno fa dopo la sua scomparsa. “Un sottufficiale di peso…” avevo intitolato quell’articolo, a ricordo e a suggello di una delle sue ultime battute che mi fece, proprio qui nella Sala Operativa di “Italair”, l’ultima volta che lo vidi. Avrei dovuto compilargli le note caratteristiche e, con quella sua simpatica inflessione pugliese, mi suggerì ciò che avrei potuto scrivere di lui sulla scheda valutativa appunto: “Capo” – mi disse – “io suggerisco di scrivere Sottufficiale di peso…” – per poi aggiungere – “…e visto che siamo all’estero, io direi…di peso internazionale…”. Rido ancora adesso, Vitino caro, quando ci penso; ci hai lasciato senza la tua amicizia, la tua professionalità e la tua disponibilità incondizionata, ma con il sorriso sulle labbra come era solito lavorare con te. Il maledetto e subdolo nemico della malattia ti ha portato via dalla tua famiglia, dai tuoi amici, da noi e da questa Sala Operativa, ma il tuo spirito resta sempre vivo. Capita spesso, anche da queste parti, di sentir raccontare le tue “imprese” dai tanti colleghi che ti vogliono bene.

Lo stesso crudele avversario si è sfortunatamente contrapposto anche al percorso della vita di Ilario Parziale. Non ho avuto il piacere di lavorare con lui così a lungo come invece ho avuto l’opportunità di fare con Vitino, ma le poche volte in cui ci siamo incontrati, in giro per l’Italia e per il mondo tra missioni ed esercitazioni, sono certamente bastate per capire che era uno di quei colleghi che rappresentavano il valore aggiunto in una squadra. Sottufficiale vecchio stampo, serio e preparato, era diventato Ufficiale e Controllore del Traffico Aereo, apportando all’Aviazione dell’Esercito un contributo prezioso in termini di professionalità e competenza. Disponibile e garbato con tutti, a prescindere dal grado, potevi contare su di lui dalla Sala Operativa alla cucina, sempre col sorriso, con la battuta pronta  e quella simpatia in stile partenopeo che tanto faceva bene allo spirito e all’armonia del gruppo. “L’amico che tutti vorrebbero avere”, prendendo in prestito le parole di un caro amico, fraternamente legato a Ilario, quale è Giuseppe D’Alto.    

         In antinomìa al vezzeggiativo di Vito, c’è “Robertone” Cattaneo. Con lui era impossibile adottare un diminutivo anche solo ironicamente. Una mole imponente, con due mani enormi e due spalle forti che ti avrebbero protetto da qualunque minaccia. L’unica differenza con Vitino, a parte l’inflessione, che per Robertone era viterbese, in questo caso è la perfetta coerenza tra soprannome, corporatura e cuore: il giusto “contenitore” di un’immensa bontà d’animo. Robertone l’ho frequentato per vent’anni soprattutto al telefono e via radio, come nella migliore tradizione degli ATO. Lui prestava servizio nella Sala Operativa del Comando Aviazione dell’Esercito, io al 2° “Sirio” di Lamezia Terme e, per ovvi motivi, lavoravamo a stretto contatto via cavo/etere. Qualunque missione, qualsiasi problematica, dalla Calabria, alla Sicilia, dalla Sila allo Stromboli, lui te la risolveva con quello che ormai era diventato un mantra nel nostro ambiente professionale: “nun te preoccupà, ce pensa Robertone tuo!”. Ed era davvero così. Si preoccupava delle cose prima che accadessero, aveva una lungimiranza straordinaria. Era uno spettacolo vederlo infervorato quando tutto non filava come doveva: gli s’infuocava il faccione, talvolta partiva anche un pugno pesante sulla scrivania e subito dopo era pronto a scusarsi con chiunque per lo sfogo. Ma soprattutto aveva un cuore grande e, quindi, faceva sempre di tutto per mettere i colleghi nelle migliori condizioni, anche al di fuori delle questioni che riguardavano strettamente il servizio o le proprie competenze. Ha gestito la Sala Operativa di “Italair” nel 2010 ed io, da Comandante dello Squadrone di volo, ho avuto l’opportunità di far parte della stessa Task Force in Libano; finalmente, dopo anni al telefono, potevamo lavorare insieme anche di persona. Una su tutte, delle tante che Robertone ci ha regalato, mi rimane sempre nel cuore, accaduta proprio qui a Naqoura. Una notte fummo attivati per una missione di trasporto sanitario d’urgenza. Lui, come sempre, fu il primo a saltare giù dal letto, a correre in Sala Operativa e coordinare le molteplici sfaccettature di un’attività di volo così importante. Quando andai in Sala Operativa, mi venne incontro confermandomi tutti i dati di cui avevo bisogno e, proprio con quello spirito delle persone che si prendono cura degli altri, mi volle aggiornare sulle condizioni meteo che non erano delle migliori. Stavo per chiedergli se avesse verificato il tempo e l’eventuale rifornimento su Beirut (dove eravamo destinati) e la sua risposta fu la solita, rassicurante: “nun te preoccupà, ha già pensato a tutto Robertone tuo, vai tranquillo”. E andavi davvero più tranquillo, perché sapevi di avere un collega e un amico che aveva premura di te e di tutto l’equipaggio. E quell’aggettivo possessivo “tuo” che lui usava accostare al suo nome, ti faceva davvero sentire “una cosa sua”, di cui lui si sarebbe preso cura in tutto e per tutto. Ad ogni modo, decollammo, riuscimmo a trasportare il ferito a destinazione, ma sulla tratta di rientro le condizioni meteo peggiorarono. Eravamo in volo di notte, sul mare, con diversi temporali sparsi e raffiche di vento al traverso. Sono quelle condizioni marginali in cui un equipaggio si può trovare e che ti portano inevitabilmente a pensare a soluzioni alternative precauzionali. Considerando il repentino cambiamento del tempo in un’area di operazioni così particolare come quella nel sud del Libano, la nostra preoccupazione era rivolta all’evoluzione della copertura delle nubi sull’eliporto di Naqoura. Eravamo nella classica condizione di dover prendere la decisione di proseguire o tornare indietro all’aeroporto di Beirut che dava sicuramente più garanzie in termini di assistenza per la navigazione e l’atterraggio. Il contatto radio con la nostra Sala Operativa a Naqoura non avrebbe funzionato bene se non in prossimità di Tiro. Eppure Robertone provò lo stesso a fare la comunicazione. Così, tra un fruscìo ed una scarica, sentimmo il suo vocione irrompere nei nostri caschi: “United Nations 280, qui sul campo c’è una leggera pioggia ma la copertura è alta, vi aspettiamo all’atterraggio”. Era quello che speravamo di sentire e ciò contribuì ad allentare la giusta tensione a bordo. Ma fu quello che aggiunse dopo la comunicazione ufficiale che faceva di Robertone il suo essere unico: “…e sbrigateve, che tra mezz’ora butto la pasta…”. Quando atterrammo, aveva organizzato, cucinato e apparecchiato per tutti quelli che avevano contribuito alla riuscita della missione. E così, alle 2 e mezza del mattino, ci ritrovammo col sorriso a condividere gli spaghetti aglio e olio dal sapore così speciale che avremmo mantenuto non solo nella nostra memoria gustativa ma avremmo conservato, grazie allo spirito con cui lui faceva le cose, in quel cassetto del cuore in cui custodiamo i ricordi più belli. Grazie anche per questo Robertone.

Quando poco tempo fa sono tornato nuovamente in Libano con l’onore di comandare il 62° Task Group “Italair”, non ho potuto fare a meno di guardare verso la grande vetrata della Sala Operativa che si affaccia sull’elliporto di Naqoura, dietro alla quale il buon Vitino spesso imitava un pesce nell’acquario, Ilario faceva le boccacce e Robertone faceva scherzi ai colleghi che passavano da lì battendo col suo manone sulla parete; mi è scappato un sorriso al solo ricordo di queste immagini impresse nella memoria di tutti noi. Sento ancora riecheggiare nella mia mente le loro chiamate via radio, ognuno con la propria inconfondibile inflessione, e ripenso al prezioso lavoro che tutti e tre hanno fatto in questa Sala Operativa.

Momento della Santa Messa per la celebrazione della Madonna di Loreto ad ITALAIR, officiata dal cappellano Militare della Brigata “Sassari” Don Pietro Murgia che al temine ha benedetto la targa

Allora abbiamo semplicemente pensato, tutti insieme, che un bel modo per mantenere sempre viva la memoria di tre baschi azzurri che non sono più tra noi sarebbe potuto essere quello di intitolare loro proprio il posto dove hanno lavorato e condiviso tanti momenti con noi. Una delle caratteritiche più belle dei baschi azzurri è quella che, quando si tratta dei nostri fratelli, una cosa basta pensarla, la si condivide e la si realizza in men che non si dica. Il Comandante della Task Force ci ha guidato, Antonio ha fatto di tutto per far realizzare la placca, Ciccio ha creato il supporto tricolore e si è adoperato per l’installazione, ognuno ha fatto la sua parte, fosse stata anche solo un’idea o l’abbellimento del punto in cui avremmo posizionato la targa. Lo abbiamo fatto in un giorno caro a tutti gli aviatori: quello in cui si celebra la Madonna di Loreto. Con la benedizione, dopo la Santa Messa, del Cappellano Militare della Brigata “Sassari” Don Pietro Murgia.

Adesso, quindi, la Sala Operativa della Task Force “Italair” si chiama “Sala Operativa Vito Lattarulo, Ilario Parziale e Roberto Cattaneo”. Ci piace pensare che tutti e tre continuino a guardarci da lassù.

E come ha detto il buon Daniele Landucci, anch’egli ATO, al funerale di Robertone: “ci sentiamo in frequenza…

Tenente Colonnello Gianluca Carofalo , Comandante del 62° Task Group “Italair”       

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