HELITALY UNTAG

  • Inizio Missione: 2 aprile 1989
  • Fine Missione: 30 aprile 1990
  • Stato: Conclusa
  • Luogo: Namibia
  • Area Geografica: Africa sud-occidedntale

Nel mese di aprile 1989, un gruppo di una novantina di uomini delle varie Armi e Specialità dell’Esercito Italiano, si imbarcava su cinque C5 Galaxy americani che, scaglionati a 24 ore di distanza l’uno dall’altro, decollavano da Ciampino con destinazione l’aeroporto di Grootfontein, in South West Africa (che si chiamerà poi Namibia).

Era il contingente italiano che prenderà il nome di Helitaly, inserito nella missione UNTAG (United Nations Transition Assistence Group) a seguito della risoluzione ONU n° 345/78.

Per la prima volta un intero reparto di volo, del 1° “Antares” di Viterbo, si impegnava, in modo totalmente autonomo ed autosufficiente, in una “impresa” fino a quel tempo mai tentata.

L’AVES metteva a disposizione delle Nazioni Unite un contingente, inizialmente così composto: 12 ufficiali e 15 sottufficiali piloti, 2 ufficiali e 27 sottufficiali specialisti, 1 ufficiale e 11 sottufficiali trasmettitori, 1 ufficiale e 4 sottufficiali logisti, 2 sottufficiali e 8 carabinieri, 10 VFP.

Questo organico iniziale sarà successivamente ampliato di ulteriori 10 unità, dietro specifica richiesta ONU, per poter garantire un incremento di ore di volo, per un totale di 280 ore/mese, dalle 240 inizialmente previste .

Pertanto, al termine della missione, Helitaly risulterà composto in totale da 107 unità.

Helitaly fu uno dei primi contingenti a schierarsi sul campo sin dall’inizio del mandato, sostanzialmente agli estremi confini nord del paese, tra Namibia ed Angola.

Il comando missione si stanziava, con il nucleo principale e più numeroso del personale, sulla base ex SAAF (South Africa Air Force ) di Rundu, all’estremo N/E del paese.

Sulla base di Ondangwa, ad oltre 400 km da Rundu ed all’incirca a metà strada tra questo e le rive dell’oceano Atlantico, si posizionava un distaccamento di circa 20/22 unità.

Ciascuna delle due basi era dotata di 4 elicotteri.

Il polo tecnico/logistico e manutentivo era gestito nella base di Rundu.

Gli elicotteri italiani hanno permesso agli incaricati delle NU di raggiungere le persone da censire anche negli angoli più sperduti del paese. Impresa niente affatto semplice.

Helitaly ha sempre ottemperato perfettamente al mandato assegnatogli, sia in termini di trasporti, di ricognizione, assistenza e soccorso, sia sopratutto di MEDEVAC.

Il successo della missione UNTAG fu celebrato con una grande festa di popolo nella capitale Windhoeck, alla presenza di gran parte dei Capi di Stato mondiali e di quasi tutti i rappresentanti delle diplomazie internazionali e delle grandi potenze mondiali.

L’ultima colonia mondiale lasciava il posto alla più giovane Nazione d’Africa. Il compito di UNTAG era perciò concluso e con esso anche quello di Helitaly. Nel porto di Walvis Bay si svolsero le operazioni di carico dei velivoli e di tutto il materiale del contingente sulla nave che li riporterà, dopo un lungo viaggio per mare, in patria.

Il 4 aprile 1990, con un volo proveniente da Harare via Addis Abeba, giungevano a Fiumicino i partecipanti la missione di Helitaly-UNTAG.

In riconoscimento del pieno successo della missione, venne concessa al 1° rgt “Antares” di Viterbo l’onorificenza dell’Ordine Militare d’Italia, mentre il comandante di Helitaly, Antonio Lattanzio, fu insignito della Medaglia d’Oro al Valore dell’Esercito.

Si concludeva così la prima esperienza africana di un reparto AVES.

 

Dati essenziali:

2831 ore di volo;

1129 missioni svolte;

44 MEDEVAC;

7461 persone trasportate;

2900 quintali di materiale trasportati.

Tutte le missioni di volo sono state effettuate alla quota di 50 piedi, per evitare la presenza dei Sam 7, i temibili “Strela” russi.

Il contingente di Helitaly non ha sofferto vittime.

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