Memoria, servizio e futuro la rotta tracciata dal Presidente Nazionale

Al termine dell’Assemblea nazionale, in un clima di serena condivisione e rinnovata coesione, è nata una conversazione con il Generale Sergio Buono, Presidente dell’ANAE.
Una chiacchierata informale che, senza forzature, si è trasformata in un’intervista.
Ne è emerso un ritratto vivido del suo impegno alla guida dell’Associazione, del valore della memoria, del senso del servizio e delle sfide future che attendono l’Associazione e chi, con passione e spirito di corpo, ne porta avanti l’eredità.


Generale Buono, partiamo dalle origini: cosa l’ha spinta ad accettare la presidenza dell’ANAE?
Avevo appena concluso il mio percorso professionale, quando mi è stata offerta questa possibilità alla quale il mio animo di soldato non ha saputo resistere. Quando l’Assemblea Nazionale mi ha indicato come presidente ho interpretato quella scelta come un invito a continuare a battermi al servizio dello Stato. L’ANAE rappresentava, e rappresenta tuttora, una realtà viva della mia storia umana, personale e professionale. Era naturale mettermi a disposizione.

Nei suoi editoriali emerge una forte attenzione al valore della memoria. Perché oggi è ancora così importante coltivarla?
Viviamo una realtà fortemente accellerata con il rischio incombente di dimenticare in fretta. La memoria, soprattutto quella collettiva, è un’ancora, un riferimento ed al tempo stesso un monito. Non si tratta solo di ricordare eventi storici, ma di mantenere vivi i valori che li hanno animati e resi possibili: il sacrificio, la dedizione, il senso dello Stato. Se non coltivassimo la memoria, perderemo il contatto con le radici della nostra identità, del nostro essere.

Spesso richiama anche il concetto di “servizio”. Come lo intende nel contesto attuale?
Il servizio non è solo una funzione militare o istituzionale. È una postura morale, è quasi uno stato dell’anima: è mettersi a disposizione della comunità, del bene comune con spirito libero e disinteressato.
Le Associazioni d’Arma, in questo senso, sono un esempio concreto: veterani che continuano a “servire”, senza l’uniforme e senza ritorni personali nel sociale, nella cultura, nella solidarietà. È questa la continuità che dobbiamo difendere e l’esempio che dobbiamo trasmettere.

Che ruolo possono avere le Associazioni d’Arma nella società civile?
Un ruolo centrale. Non soltanto come custodi della memoria o portatori di testimonianza, ma come attori civici nel palcoscenico variegato della vita. Abbiamo a disposizione una grande risorsa umana, ricca di esperienze, di competenze, di valori. Dobbiamo metterla a frutto, soprattutto per i giovani che hanno sempre bisogno di riferimenti, di esempi, di guide.
Le nostre Associazioni devono essere un link tra le generazioni, un ponte tra il passato e il futuro.

Se dovesse lanciare un appello ai lettori, quale messaggio vorrebbe lasciare?
Riscopriamo il senso dell’appartenenza ad una comunità, cooperiamo e condividiamo non con nostalgia, ma con impegno. Siamo eredi di una storia straordinaria, fatta di lotte, conquiste, rinascite. Non possiamo permetterci di essere spettatori passivi. Le Associazioni possono e devono fare la loro parte.

Generale Buono, la sua è la presidenza più longeva nella storia dell’ANAE.
È un onore ininterrotto e profondo. È difficile credere che, quando ho assunto la presidenza, questo incarico si sarebbe protratto così a lungo. In questo tempo, ho visto l’Associazione crescere, rinnovarsi, affrontare sfide complesse, ma soprattutto ho avuto il privilegio di condividere un cammino con persone straordinarie, legate da una passione profonda per la nostra Specialità. La longevità della mia presidenza non è un traguardo personale, ma il riflesso di una fiducia collettiva, di un architettura di appartenenza che mi ha sempre sostenuto.

Quali sono, secondo lei, i risultati più significativi raggiunti dall’ANAE sotto la sua guida?
Abbiamo lavorato su più fronti. Sul piano della memoria, abbiamo rafforzato la presenza dell’ANAE nelle commemorazioni nazionali e locali, diffuso l’immagine della storia dell’Aviazione dell’Esercito attraverso la realizzazione della Sala Museale; abbiamo investito nella comunicazione, con pubblicazioni, calendari storici e una presenza online più strutturata.
In particolare, abbiamo ampliato il nostro impegno nel sociale: dalle attività di solidarietà alle iniziative con le scuole, fino alla partecipazione attiva in Assoarma, dove rappresentiamo con orgoglio l’Aviazione dell’Esercito. Tutto questo è stato possibile grazie a una rete di sezioni attive e a soci impegnati che le animano, facendo dell’ANAE una realtà viva, operosa e proiettata nel futuro.

La società cambia, e con essa anche le Associazioni. Come affrontare il tema del ricambio generazionale?
Con realismo e lungimiranza. È vero: il ricambio è lento, ma non impossibile. Bisogna parlare il linguaggio delle nuove generazioni, usare strumenti adeguati, far capire che essere parte dell’ANAE non è solo onorare il passato, ma costruire il futuro. Laddove intravedano competenze e passioni, i giovani rispondono sempre.

Come vede il futuro dell’ANAE nei prossimi dieci anni?
Lo vedo certamente positivo, se sapremo continuare a rinnovarci senza perdere coesione. La nostra è una delle realtà più dinamiche nel panorama delle Associazioni d’Arma. Abbiamo un’identità chiara, un bagaglio consolidato di valori ed una struttura attiva presente su tutto il territorio nazionale. Se riusciamo a mantenere tale tendenza, spinta da una concreta energia, sapremo affrontare anche le prossime sfide con dignità e autorevolezza.

In conclusione, quale messaggio vuole lasciare ai soci dell’ANAE?
Non smettiamo di crederci. L’ANAE è una grande famiglia che condivide valori, esperienze, affetti, memoria, orgoglio, servizio. Ognuno di noi è custode di un tratto di storia ed è costruttore di futuro.
Continuiamo a camminare insieme, in pattuglia, con lo stesso spirito che ha assistito la nostra cloche in volo: determinazione, disciplina, passione, senso inalterato di responsabilità.

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