Cari lettori,
iniziamo un nuovo anno con la speranza di esserci lasciati alle spalle la parte più invasiva della pandemia che, come abbiamo più volte sottolineato, da un punto di vista associativo ha fortemente limitato l’attività ma non ci ha impedito di sviluppare e realizzare numerosi progetti che anche da queste pagine vi abbiamo raccontato e dei quali molti di voi sono stati parte attiva.
In questo numero proseguiamo nella proposta di articoli nell’alveo della nuova linea redazionale, in tal guisa stiamo sperimentando soluzioni per aumentare spazio e metodi comunicativi, con l’intento di miscelare e bilanciare le varie tematiche al fine di informare ed incuriosire i nostri lettori.
Un’alchimia tra attualità e storia, tra curiosità e memoria, con un filo conduttore preciso che muove sempre dalla nostra nuova sala museale e si alimenta della passione per il volo e delle attività giornaliere dei “Baschi Azzurri” che nel silenzio operano per vivificare e raccontare il nostro vissuto. Un’occhiata alle nostre origini nel lontano 1951, ricordando chi ha scritto questa storia con sofferenza e dedizione per giungere all’attuale realtà.
Portiamo avanti lo sguardo alle attività delle scuole militari, narrate nello scorso numero, con i sogni di un’allieva della “Teuliè” che aspira ad indossare il Basco Azzurro diventando pilota dell’AVES, per tornare all’attualità, con un’analisi di quanto sta accadendo in Ucraina, ai confini orientali dell’Unione Europea, ed infine accennare a nuovi modi per proseguire il “volo”: dai droni agli aeromodelli, dagli ultraleggeri alle mongolfiere. ma anche un cenno al radar ed alle attività volative connesse.
Ci divertiremo a leggere di tattica e di tecnica d’impiego, passando dal Napoleone vercellese all’aeromobilità, per riprendere il nostro “fil rouge” narrativo rientrando nelle sale del museo per salutare il ritorno a casa del mitico “giallone” L18, a cui dedicheremo un doveroso approfondimento in un prossimo numero della rivista e per ringraziare la figlia di un nostro Socio che, nel lasciarci, ha espresso il desiderio di donare al museo la sua preziosa elica di legno griffata.
Concludo ringraziando il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Pietro Serino, per le parole di apprezzamento che ha rivolto a tutti noi in occasione della sua recente visita presso la Sala Museale, confermando ancora una volta quanto i grandi progetti, per realizzarsi, abbiano bisogno del contributo di tutti in termini di coinvolgimento, volontà e passione.
Buona lettura.
Sergio Buono