1954 “Figli di un Dio minore” di Antonio Grisolia

Il mattino del 4 ottobre 1954 ci trovammo in un angolo dell’aeroporto… le uniche strutture esistenti erano due hangar, uno per gli aerei del 41° ed uno per quelli del nostro reparto gemello, il 3° rgt. a. pes. cam… per prima cosa montammo due tende tipo indiani, una per la custodia dei materiali, armi, carburanti, etc., mentre l’altra serviva per il corpo di guardia e l’alloggio truppa. In pochi giorni ci organizzammo e diventammo operativi; il comandante di reggimento ci assegnò un carrozzone officina, residuato di guerra (che battezzammo “Zampanò”) che in breve divenne il cuore pulsante per tutta l’attività della SAL.

La SAL era composta da: cap. P.O. Antonio Serpe, comandante; cap. P.O. Giovanni Paviolo; ten. P.O. Giuseppe Tudisco; serg. mal Giuseppe Romano; serg. mal Sante Borzacchiello; serg. RT Antonio Grisolia. Dopo alcuni mesi ci fu assegnato il serg. mal Carlo Michelotto; tre artiglieri (due autisti ed un attendente); tre aerei L 21B (I-EIKG per il cap. Serpe, IEIHE per il cap. Paviolo, I-EIKK per il ten. Tudisco); un ACM Bianchi Civis; una jeep Willis. Il sottoscritto serg. Antonio Grisolia vi rimase fino al 31.01.1963, data di scioglimento della SAL per la costituzione del RAL “Folgore” realizzando ben 353,45 ore di volo. La nostra SAL gemella era alle dipendenze del 3° rgt. a. pes cam. di Vicenza ed era così composta: magg. P.O. giuseppe Macchitella comandante; cap. P.O. Gabriele Mangiacapra; cap. P.O. Nicola Codipietro; serg. mal Lentini; serg. mal Bianchetto; serg. mal Cecchini; serg. RT Marzocchetti; C.M. Di Pasquale.

Nel 1955 passò alle dipendenze del 33° rgt. a. pes. cam. “Folgore” per la trasformazione del reggimento in gruppo missili “Honest John”. Furono anni meravigliosi di intensa attività sperimentale-organizzativa-addestrativa-operativa, sempre alla ricerca di un assetto migliore. Per i collegamenti con i reparti in esercitazione ci furono assegnate le vecchie SCR-610 e la R-19 residuati di guerra. La SCR-610 per il collegamento terra-aereo a quarzi da allineare ogni volta che si cambiava frequenza; ad ogni sobbalzo, sia in decollo che in atterraggio, si staravano e per i responsabili erano guai seri! Per i collegamenti a lunga distanza con il comando la R-19 a modulazione di ampiezza con le indicazioni sui comandi scritte in cirillico (aiuti militari americani all’Unione Sovietica durante la II G.M.) che, dopo le ore 9, funzionava solo in radio telegrafia.

Quando ci assegnarono le AN-PRC-9 ci sembrò di aver toccato il cielo con un dito; anche le batterie di pile 279/U spesso erano già scariche prima di utilizzarle. La nostra SAL, grazie all’intraprendenza del nostro comandante fu la prima ad effettuare “raid” ad una consistente distanza; ne cito alcuni: il giro aereo della Sicilia e dell’Italia centro-settentrionale TV-MI-GE-PI-AN-BO-TV. Molti piloti di altre SAL completarono la loro formazione presso la nostra SAL: Martinengo, Alescio, Sciglieri, Bernardini, Fucale, Bono, Petrelli, Beneduce, Proto; ed anche meccanici: Grifo, e Felici. Per poter operare in prossimità dei reparti in addestramento si cercavano campi erbosi lunghi 150-300 metri senz’alberi alle due testate; per organizzarle si partiva al mattino presto con il CM; Bianchi carico di materiali per delimitare i lati della striscia ed installare la manica a vento.

All’arrivo degli aerei si accendevano i candelotti fumogeni per segnalare l’intensità e la direzione del vento al suolo. Era meraviglioso operare a stretto contatto con i reparti in addestramento e addirittura esaltante dirigere l’aggiustamento del fuoco di efficacia dei nostri cannoni. Con nostalgia ricordo alcune strisce di atterraggio: Cavazzo Carnico, Dignano al Tagliamento dove, purtroppo, nel 1956 morirono il ten. P.O. Boni ed il serg. mal Fantini, pochi giorni dopo che gli avevamo lasciato il campo, l’aeroporto di Asiago che vide morire i carissimi amici ten. P.O. Chiaruttini e serg. mal. Domini, il cap. P.O. Marsiglia e, per ultimo, il mar. Marconi.

Di quei meravigliosi ed irripetibili anni sono ancora orgoglioso di esserne stato testimone anche se l’allora CAALE – o chi per esso – ci ha completamente ignorato solo perché non eravamo meccanici per aerei leggeri, comunque con obbligo di volo. Chiedo scusa se vi ho annoiato ma ogni piccola cosa ha contribuito a scrivere la nostra e vostra storia. Un caro saluto a tutti gli amici dell’Aviazione dell’Esercito a cui mi sento ancora di appartenere anche se come “figlio di un Dio minore”.

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