1955 “I Taliani i xe mejo dei Striachi e dei Mericani” di Antonio Serpe

Il 29 gennaio del 1955, dietro ordine del nuovo comandante del 41° rgt. art. pes. camp., convinto assertore dell’utilità degli aerei leggeri e appassionato cultore del volo, alle ore 11.35, con a bordo il meccanico sergente Borzacchiello, dopo aver eseguito le procedure prescritte per un “campo corto” (così si chiamavano allora) atterrai su un bel prato in località San Giacomo di Veglia, nei pressi di Vittorio Veneto sede del comando del V C.A.

Mentre ci accingevamo a prenderne le misure per l’omologazione come “striscia di atterraggio” (i documenti venivano poi convalidati dalla Direzione aeroporto civile di Venezia-Lido dalla quale dipendevamo, agli effetti legali, in quanto considerati “aeroclub di proprietà dell’Esercito”) ci raggiunse un vecchio-vecchio contadino armato di forcone il quale ci investì con un:

“Cossa feo quà, el campo xé mio e no vojo foresti”.

Cercai di spiegargli il tutto e conclusi dicendogli che, ad ogni modo, avremmo pagato i danni che ci avrebbe richiestofornendogli tutti i dati per farlo, al che, estratto da un portafogli due carte vecchie come lui, esplose:

“Danni, danni. Qua ghe xè 4 de carte, una dei Striachi nel 1918 a me pare e una dei Mericani del 1945 a mi, ma noi schei no ne gavemo mai visti! E adesso riva anca i Taliani. Fora!!!”

Avendo al comando genio di Treviso (liquidatore dei danni) amici d’accademia, riuscii a fargli pagare quelle poche migliaia di lire in meno di 15 giorni.

Alle ore 14.45 del 21 febbraio di quello stesso 1955, con il comandante di reggimento chiamato al V C.A., atterrai a San Giacomo di Veglia (ormai considerata nostra striscia d’ atterraggio) e fui messo in libertà.

Sorpresa. Arrivò il vecchio-vecchio (mi piace definirlo così) che abitava a 50 metri dal prato senza forcone, ma tutto sorridente e disse:

“I Taliani i xè mejo dei Striachi e dei Mericani. I me gà pagà. Bravi!!!”

Dopo qualche tempo l’Esercito acquistò il terreno e ne fece l’aerocampo che ancor’oggi è lì e il vecchio-vecchio diventò uno dei nostri ammiratori e spesso veniva col fiasco per offrirci “n’ombra de bon (bicchiere di vino)” perché, oltre tutto, aveva avuto in appalto lo sfalcio dell’erba. Anche questo era A.L.E.!

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