I miei primi 40 anni di volo

di Gianfranco Mecozzi

Roma Urbe, Venaria Reale, Col Bousson, Norvegia, Ringhsted, Viterbo, Sardegna, Valtellina, Durazzo, Macedonia, Kosovo, Iraq, Pakistan,  Afghanistan poi: P-66, AB-206 e soprattutto lui, Cino  con i suoi “equipaggi” Nomi che raccontano di mille avventure che è stato giusto provare!

Mi rimane difficile condensare in un articolo le esperienze vissute in questi quaranta anni di volo, né ho la pretesa di volerlo fare, però… ci provo! Di certo la memoria corre veloce posandosi sugli episodi che più mi hanno emozionato lasciando il segno, per cui non posso non citarli!

Tanto per cominciare il mio primo volo da solista con il P-66;  era il 21 giugno 1974, avevo 17 anni. In corto finale per pista 18 all’Urbe, proprio sopra al fiume Tevere, in mezzo agli argini, si retrassero le tre tacche di flap…., tiro il volantino a me, passo qualche metro sulle fronde degli alberi ed atterro: dalla “strizza” faccio un touch and go anziché interrompere; riatterrai più tardi tenendo con una mano il volantino e con l’altra la leva dei  flap.

La “scorribanda” con tre P-66 da solisti a Viterbo provenienti dall’Urbe con i due amici Enzo (Di Mitrio) e Nicolino (Cirelli), nella quale riportammo contestualmente con la TWR di Viterbo: “4500, lago di Vico”, chi in nube… chi fuori! Vi lascio immaginare il disappunto della TWR.

L’attività su Venaria Reale, mio primo reparto; anno 1979: volavo con l’AB-206, come “pilota mascotte” con i miei amici Mauro (Marrocco), Damiano (Ianniello), Mirko (Roncato) e Guido (Zauli). Grandi istruttori di volo e di “vita” e come non citare l’allora maggiore Dario Leone,… oltre che un padre, un “pittore dell’aria”, appena se ne creava la possibilità, via col suo L-21. Atterravamo coi pattini da neve  sulla striscia innevata di “Col Bousson”, in salita in mezzo agli alberi; si girava l’aereo a mano e si ridecollava in discesa! Infine le “escursioni terrestri” nelle langhe col mio grande amico Pinuccio (Vacca), e gli ammaestramenti del saggio Santo (Roccuzzo).

Le missioni in Norvegia agli inizi degli anni 80, dove si dormiva in tenda  a meno 40 °C col “brusletto” nella mano destra: una specie di coltello norvegese, pronti a recidere il sacco a pelo qualora si fosse sviluppato un principio di incendio poiché al centro della tenda avevamo, seppur vigilata da un alpino, una stufa sempre accesa. Il tutto, allietato dalla presenza dell’allora capitano Walter D’Agostino che col suo spirito faceto sdrammatizzava ogni situazione negativa.

Le missioni in Danimarca, sempre agli inizi degli anni 80, che raggiungevamo in volo. All’epoca non c’erano i GPS: Chambery, Digione, Bitburg, Ringhsted, (Copehaghen), cartellino di rotta, carta, bussola e… “poco inglese”. Si mangiava una aringa affumicata che si comprava ad un chioschetto danese la sera prima, e con quella avevamo l’autonomia necessaria per volare fino al pomeriggio inoltrato, tanto la sera al campo era “bisboccia”. Con noi, trasferito da Bolzano c’era anche l’amico Luciano (Bosco) sempre pronto anche lui a sollevare, col suo modo di fare, il morale a tutti!

Poi nel 1986 il “giro pagina”: il passaggio da sergente maggiore a sottotenente. Giurai davanti al mio comandante ten. col. Aurelio Ometto, che fino ad allora non mi aveva risparmiato apprezzamenti e bacchettate, come del resto usavano all’occorrenza, i comandanti di una volta. Da giovane ufficiale fui assegnato, grazie all’allora col De Zuani, ai “famigerati CH-47” a Viterbo, che all’epoca, in tutta onestà ripudiavo! Una volta lì ho iniziato a “lavorarci”, ad apprezzarli e soprattutto ad “amarli”.

Le missioni antincendio in Sardegna con Maurizio (Passarella), otto ore al giorno, fumo, fiamme, tecnica e tanto impegno; ma alla fine della giornata tanta gioia nel cuore!

Il trasporto delle ruspe in Valtellina a seguito dell’alluvione del 1987 con Massimo (Puccini), grande professionista del volo, nelle gole con le ruspette al gancio  e con i rotori a due metri dalle rocce su istruzioni del povero Stefano (Melone). Tutti mi consideravano la “mascotte” del reparto e tutti si prodigavano nel darmi protezione con le loro lunghe ali esperte!

Come non ricordare le evacuazioni di personale nel 1993 da Durazzo, in Albania dove “Ettoruccio” (Cerisano), tra equipaggio e passeggeri trasportò 139 anime? Noi col nostro Cino, con Michele (Tanzarella ), ci limitammo e di passeggeri ne trasportammo 75.

Gli appontaggi nel 1995 sulle portaeromobili  “Garibaldi e Principe de Asturias” con tre CH-47 sull’una e due sull’altra, con l’amico Maurizio (Infanti) nell’esercitazione “Eolo 95”: un’esperienza unica!

Le missioni nel 2000 in Macedonia ed in Kosovo con l’amico Luca (Cocci Grifoni), quando trasportammo dei pesantissimi plinti di cemento per interdire le strade da traffici illeciti.

Nel 2004, la prima missione in Iraq, esperienza  unica nel suo genere: volavamo diverse ore nel deserto, e solo dopo svariate missioni riuscimmo a notare forme di vita come gatti e volpi selvatici e soprattutto iguane che, una volta familiarizzato col nostro frastuono, tiravano fuori la testa dalla tana al nostro passaggio. Svolgevamo missioni di trasporto personale via Bassora, Camp Dhoa (Kuwait City). Atterravamo nel deserto nel brown-out con la stessa tecnica acquisita per il volo sulla neve in montagna, (white-out). Questa volta si viveva a più 40°C contro i meno 40°C della Norvegia.

Nel Natale del 2004, una delle missioni più emozionanti: il trasporto di un abete di 8700 kg e alto 37 metri per Papa Woitila con gli amici Zefferino (Di Prospero), Claudio “stellina” (Celestini), Eugenio (Coletta), Paolo (Rinaldi), Giovanni (Cionfi), Luciano (Vincentini), Mimmo (D’Attis). Lo trasportammo dal greto di un fiume al campo sportivo di Pinzolo, per essere poi inviato con un TIR in piazza San Pietro a Roma, in occasione delle festività natalizie.

Epico fu il trasferimento, nel 2006 dei tre CH-47 da Karaci, in Pakistan, fino ad Herat, Afghanistan, via Lahore, 15 km ad ovest del confine indiano: Islamabad, Kabul, Baghram, Chaghcharan. Nella tratta da Baghram a Chaghcharan si toccava una altitudine di 13500 feet per circa 40 minuti di volo e si aveva la sensazione di essere un po’ più vicini a nostro Signore, anche perché una avaria seria, in quella sconfinata area di neve  e laghi ghiacciati, sarebbe stata sicuramente difficile da gestire! Qui ero in equipaggio con compare Iarfio (Corsaro); con noi ricordo c’era anche il povero Egidio (Ingrosso).

Ed ancora,  la missione a Kabul nel 2008, per l’esfiltrazione di feriti a nord di Suroby, che per la presenza di terroristi fu fatta sotto la protezione di fuoco degli Apache americani che contrastavano il settore avversario. A bordo con me gli amici Alfredino (Conti) detto il “califfo”, Serafino (Filippone), Paolo (Fazi), Settimio (Roncella).

Tante sono state le missioni in Afghanistan, in parte svolte a Kabul, in parte ad Herat. Tutte caratterizzate da una componente più o meno elevata di criticità che richiedeva costantemente particolare impegno, soprattutto in fase di svolgimento. In tale clima di “attenzioni dovute,” come non ricordare le missioni di volo svolte con l’amico “Santuzzo” (Di Prima), la sua presenza a bordo mitigava la tensione tra i colleghi. Come pure, Andrea (Pirone); sempre intento a sdrammatizzare le situazioni difficili e a sollevare l’animo dell’equipaggio.

Infine, l’amore per il Cino:  non era raro che, al termine delle missioni in Afghanistan, la sera prima della partenza per il rientro in Patria, mi recassi nella penombra degli hangar dove “loro” riposavano; li ringraziavo e li abbracciavo baciandoli sul musetto; ovviamente era solo un “arrivederci alla prossima!”

Ringrazio il col. Stefano Silvestrini che per  onorare questi miei quaranta anni di volo mi ha concesso di svolgere con lui, il 19 giugno scorso, una missione addestrativa antincendio col mio “bestione” convincendomi successivamente a scrivere questo articolo che spero non abbia annoiato nessuno!

Un doveroso apprezzamento lo devo alla componente umana: quando ero un giovane sottotenente l’allora comandante di reggimento mi chiese di fare un articolo per l’ANAE sul CH-47 ed io scrissi che il CH-47 non volava per la potenza dei motori (9000 cavalli), bensì per “l’affiatamento degli equipaggi!” Non l’avessi mai fatto! Sollevai le ire del comandante. Oggi, dopo trenta anni di attività col CH-47, ribadisco questo mio concetto in quanto le esperienze maturate mi hanno dato ragione, avvalorando la seppur acerba mia considerazione di allora. Ringrazio tutti i miei amici e colleghi specialisti, capi velivolo e piloti appartenenti alla grande famiglia del “Cino”, fedeli compagni di mille avventure!

Ringrazio il Signore per avermi sempre assistito ed illuminato soprattutto nei momenti critici.

Un ringraziamento particolare lo rivolgo a mia moglie Paola ed ai mie figli Giulia e Luca, che nonostante le numerose assenze  per missioni in Italia ed all’estero mi sono  stati sempre vicini.

In sintesi posso affermare che “questi miei primi quarant’anni di volo” sono stati una esperienza quanto mai unica ed entusiasmante, che non esiterei a ripetere!

Eccomi. Sono il ten. col. Gianfranco Mecozzi,
Ho effettuato il primo volo civile il 21 giugno del 1974 con un aereo da turismo P-66: I-ACRA, Urbe 11.26, Urbe 11.47- 21’ di volo, compiendo i quarant’anni di volo il 21 giugno 2014.
In questo periodo ho volato per  oltre 4500 ore di cui: 2000 su AB 206, presso il 442° sqd – ERI di Venaria Reale del 4° rgt “Altair” di Bolzano; 2400 su CH-47, dal 1986 ad oggi presso il 1° rgt “Antares” di Viterbo di cui circa 500 in attività antincendio; 100 circa, su aerei da turismo P-66, Moran S., SIAI 205.
Attualmente sono effettivo al comando di sostegno Aviazione dell’Esercito, alle dipendenze del col. Salvatore Mastrangelo e  svolgo attività di volo col 1° rgt “Antares” quale pilota operativo e addetto ai voli tecnici in quanto collaudatore “PCP” su CH-47 dal 2007.
Posseggo la qualifica di ufficiale addetto alla sicurezza del volo dal 1996, attività alla quale sono particolarmente legato in quanto convinto assertore della “prevenzione”.

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